Degenerazioni - Memorie di un assassino

DeGenerazione – memorie di un assassino: VI° Capitolo – La Riunione di K.K.

VI

La riunione di K.K.

I vertici di K.K., compreso il sottoscritto, si riunirono qualche settimana dopo. L’incontro era stato deciso da tempo, perché c’erano molte questioni da risolvere. Inoltre dovevo informare i membri dell’organizzazione su quanto avevo scoperto sul conto dell’ingegnere. Fu scelto come posto per la riunione un casale di montagna sperduto dalle parti di Belmonte Castello. Il pranzo stava terminando e, mentre stavamo finendo di bere il vino, gli aspiranti affiliati spuntarono inosservati, da non so dove, come se fossero stati nascosti sotto le sedie della stanza. Li avevo notati ed espressi il mio dissenso sulla loro partecipazione. Subito dopo sentii una mano forte che si posava sulla mia spalla. Era il compagno Aprile, fondatore nonché personaggio di spicco dell’organizzazione. – Io credo invece che dovrebbero restare. Dopotutto potrebbero essere loro i nostri continuatori. –

Non volevo fare polemiche e quindi non mi opposi. Se erano lì, voleva dire che erano affidabili e con le palle soprattutto. L’uomo “giunto da lontano” si preoccupò subito di sapere se erano state ammassate forze sufficienti e se si poteva, quindi, dare inizio alla campagna “Primavera di Fuoco”. Aprile rispose con voce calma e decisa: – Ho mandato poco tempo fa un uomo con un rapporto. Vi ripeterò in breve come stanno le cose. Quando sono ritornato qui, ho cercato l’appoggio della “Società Segreta Dei Fratelli Partigiani”; ma ho la netta sensazione che l’antica associazione è ormai obsoleta. Parte di essa è diventata una specie di pacifica società di mutuo soccorso anziché un’organizzazione rivoluzionaria. –

La composizione dell’organizzazione “SSDFP”, in effetti, era estremamente eterogenea; i suoi membri si dividevano in tre sezioni: la sezione superiore, il vertice, comprendeva quelli che erano riusciti ad occupare posti statali nella vita normale. La seconda sezione invece era composta principalmente da criminali e gente che pensava solamente al modo di rubacchiare con la scusa dell’autofinanziamento, tramite rapine alle banche e agli uffici postali. Infine c’era la terza sezione, composta da uomini più interessanti per noi, per la possibilità di affiliarli nella nostra di organizzazione. Si trattava essenzialmente di gente povera, oppressa, ma per questo sempre pronta a combattere. Tanto non aveva nulla da perdere.

Aprile continuò il suo discorso, sottolineando proprio il potenziale della terza sezione della “SSDFP”. – Però c’è da fare una considerazione importante. Gli uomini della terza sezione, al contrario di quelli delle altre, potrebbero essere determinanti per la nostra causa. Anche loro sono stanchi e delusi dal comportamento degli altri compagni della prima e della seconda sezione. Mi chiedono continuamente di essere arruolati. Nel frattempo si stanno organizzando nelle periferie in comitati combattenti locali. Ma, se aspettiamo ancora, rischiamo una frammentazione che potrebbe indebolire solamente la causa comune. Troppe sigle autonome, è come un proliferare di cellule cancerose… alla fine uccideranno il sistema. Tocca stringere nel pugno questa polvere umana per trasformarla in pietra. Bisogna smuoverli e caricarli di nuovo odio verso lo Stato, di quell’odio che radica sotto la cenere grigia dell’indifferenza quotidiana. Poi c’è da dire che questi comitati locali stanno diventando veri e propri reparti militari dotati anche di un certo potere decisionale e d’azione. Questo potrebbe rappresentare un altro problema da non sottovalutare. Dobbiamo affrettarci! Bisogna incrementare l’organizzazione e soprattutto inferire il colpo mortale nello stesso giorno, alla stessa ora, nello stesso minuto in tutte le province, tutti assieme. Solo allora lo Stato imperialista cadrà e non si rialzerà mai più. –

Intanto scese la notte che avvolse il casale, la collina. Candele bruciavano sul tavolo, sui davanzali, sugli armadi; bruciavano a stento in quell’aria così densa e calda e piena di sudore. Aprile continuava la sua arringa.

– I pentiti potrebbero diventare una minaccia mortale per l’organizzazione. Avete visto cosa è successo nel caso di Simonelli? Non c’è mai stato fino ad ora un traditore nelle organizzazioni combattenti. Sì, è vero, ci sono stati dei tentativi di infiltrazioni da parte della polizia, che hanno portato a degli arresti, ma non c’è mai stato un affiliato che ha tradito l’organizzazione di cui fa parte. La minaccia potrebbe generare una rottura della nostra tranquillità psicologica. Da qui la necessità di raffinare le “tecniche di compartimentazione”. Ma prima di affrontare l’argomento, c’è un altro caso da prendere in considerazione. Voi tutti conoscete la drammatica situazione che c’è nello stabilimento Beverages spa. Centinaia di lavoratori saranno buttati in mezzo alla strada assieme alle loro famiglie. I loro figli non potranno più andare a scuola. Non ci sarà più pane sulle loro tavole. Dobbiamo dare un segnale forte. Il sindacato ha cercato un accordo con l’azienda, ma il risultato è stato fallimentare. Ora chiedono il nostro aiuto. Francesco ha incontrato un loro rappresentante e si è messo immediatamente a lavoro. Adesso ci esporrà il risultato della sua istruttoria. –

Lessi il mio rapporto. Evitai solamente di menzionare i dubbi sul suicidio del Dott. Refice. Dopotutto non erano che mie supposizioni. Mi limitai solamente a esporre i fatti, mettendo comunque tutti a conoscenza del fatto che c’era già qualcuno alle calcagna dell’ingegnere e che io ero stato scoperto. Ma che comunque pensavano che ero un investigatore privato ingaggiato dalla moglie dell’ingegnere. Dopo che ebbi terminato con la mia esposizione dei fatti la sentenza fu emessa all’unanimità: “Colpire il soggetto in quanto come amministratore delegato dello stabilimento e uomo del gruppo S.I.M. non si è opposto al licenziamento dei compagni lavoratori.”

Si passava quindi alla seconda fase, e visto che io ero stato individuato, si decise di passare l’incarico di pedinamento a qualche altro compagno.