Degenerazioni - Memorie di un assassino Notizie

DEGENERAZIONE – MEMORIE DI UN ASSASSINO. XXV CAPITOLO – “Visione Onirica”

Cap XXV

Visione Onirica

Arrivato a Milano mi resi conto di essere stato seguito da un poliziotto in borghese. Feci finta di non averlo notato e mi diressi nei bagni della stazione che erano chiusi momentaneamente per pulizie. Entrai e mi lanciai velocemente spalle al muro dietro la porta d’ingresso, estrassi la pistola su cui avevo sempre montato il silenziatore. Feci scorrere il carrello per armare la pistola con il proiettile in canna e appena vidi le spalle dello sbirro fare ingresso, lo colpii con un calcio alla schiena facendolo finire a terra.

-voltati bastardo! Dimmi chi sei, polizia? O cos’altro…-

Quando il suo volto era visibile ne riconobbi i tratti del compare che avevo ucciso sul treno quando fui catturato…

-guarda guarda chi si rivede… basette a figa di tartaruga… non solo ti ho spaccato la faccia quando mi avete catturato per interrogarmi in merito alle mie indagini sull’ingegner Autori, ma ti ho messo a terra anche ora! Ogni volta che mi incontri finisci sul pavimento eh? No no, non mi sembri un granchè come agente… adesso però non ti darò modo che ci sia una terza occasione in futuro di provare a fermarmi perché oggi ti tocca morire!-

Non gli diedi neanche il tempo di aprire bocca che gli piantai due pallottole al cuore e una in testa. Mi coprii alla meglio il volto con il cappello e a testa bassa raggiunsi un taxi all’esterno della stazione.

-Viale monte grappa a porta nuova veloce!-

Dopo una serie di deviazioni per perdere le mie tracce con svariati taxi nel caso indagassero su di me per quell’omicidio, raggiunsi Aprile al luogo convenuto per l’incontro e discutemmo il da farsi riguardo l’incidente a Roma.

-il ragazzo l’ho già sistemato, voleva scappare e mi ha puntato una pistola in attesa che si calmassero le acque… la sua morte era inevitabile quindi risparmiami la predica…-

-tieni, fuma una sigaretta, e non preoccuparti hai fatto bene, meglio lui sul quel pavimento che te, ora pensiamo a risolvere questa spiacevole situazione, inoltre sono stato in contatto con un portavoce delle brigate rosse che chiedono gli venga tolto di dosso il peso del sequestro attribuitogli dal quarto potere… maledetti giornalisti se solo impiegassero le loro energie in altre direzioni cambierebbero molte cose… tutto quel potere sprecato a parlare di pettegolezzi e stronzate varie…-

-si neanche io ho una buona opinione di loro… scrivono per mettersi in mostra come delle modelle in vetrina più tosto che bastonare i falsi e gli ipocriti… dire la verità nel senso più puro è come puntarsi una pistola a un ginocchio perché la massa, gente radiocomandata, non darebbe mai l’appoggio dovuto che ogni essere umano ha il diritto di dare, ma si nasconde giustificandosi. Se ognuno facesse sentire invece la sua voce un coro si alzerebbe come un ruggito e niente delle cose indegne che descrivono ogni periodo passato o presente nella storia dell’esistenza potrebbe mai turbare la vita stessa. I politicanti e i mafiosi, che poi sono la medesima cosa, non avrebbero il potere per costruire i loro imperi… la chiesa… lasciamo stare… la parità è un’utopia… finche una persona starà bene se ne fregherà sempre degli altri… ormai conta solo l’immagine… l’immagine che si cerca disperatamente di proiettare… vediamo solo delle proiezioni di una realtà distorta… a volte mi chiedo se tutto quello che facciamo come organizzazione porterà dei frutti… se i semi che coltiviamo nelle menti degli Italiani che nemmeno sanno della nostra esistenza prenderanno vita… mi chiedo addirittura se meritano tutto quello che facciamo perché noi rischiamo la vita per loro… spero che gli anni a venire mi smentiranno su questi dubbi-

-senti Francesco, non tutti hanno la forza di poter combattere perché intrappolati nei loro meccanismi, anche se tu hai ragione dicendo che si può armare una lotta senza il bisogno di usare violenza, basterebbe essere tutti ma tutti però uniti, sappiamo che questo ora non c’è quindi tocca a qualcuno fare qualcosa, tocca sempre a qualcuno iniziare qualcosa ricordatelo e se noi riusciamo a spianargli la strada troveranno il modo di farsi valere, vedrai…-

-so che hai ragione altrimenti non sarei un Killer Karman, è su questo che è fondato il nostro credo… ma a volte il dubbio mi assale….-

-È umano amico mio, è umano… ora siediti ho un favore da chiederti. Ho pensato un modo per scagionare le BR, ossia rivendicare l’azione contro l’onorevole con una lettera che tu scriverai. Facendoti avanti con uno pseudonimo rivelerai la locazione del corpo dando all’omicidio uno sfondo politico. Invierai una copia a tutti i giornali firmandoti “Le Maschere di Ferro” crederanno così di avere a che fare con un nuovo gruppo terroristico sovversivo… e vedi di inventare un simbolo da inserire, magari sfrutta il nome e disegna una maschera, vedi tu. Domani mattina voglio vedere l’articolo su tutti i giornali. –

-per quanto riguarda Andreotti da lui ho saputo che teneva un diario giornaliero criptato, dobbiamo entrarne in possesso è troppo importante! Forse i figli sanno dov’è a quanto disse…-

-per il momento la sua casa è impenetrabile, dobbiamo rinunciare. Forse più in là vedremo il da farsi, non perdiamo di vista i nostri obbiettivi. Per il momento l’alfiere è caduto. Pensiamo a fare scacco!-

Una nuova sconcertante notizia popolava le prime pagine di tutte le testate giornalistiche Italiane:

“RITROVATO IL CORPO DI GIULIO ANDREOTTI”

Le “Maschere di Ferro” un nuovo gruppo terroristico esordisce così. Una lettera è stata inviata alla nostra redazione ieri sera in cui si rivendicava l’assassinio dell’onorevole scomparso due giorni fa. Il corpo, come indicato nella missiva, è stato rinvenuto in una vecchia fabbrica nell’area industriale di Roma Tiburtina. La causa della morte è data da un taglio profondo all’altezza della gola da un oggetto poco affilato che ha reciso la trachea in modo grezzo e barbaro. Non ci è stato fornito nessun altro indizio dagli inquirenti che avanzano nelle loro indagini decisi a mettersi sulle tracce di questi bassi individui per fare giustizia. Domani ci saranno i funerali di Stato organizzati dall’ Ufficio del Cerimoniale, dichiarato il lutto nazionale e il Ministero degli Affari Esteri comunicherà la notizia alle ambasciate e ai consolati all’estero mentre tutte le autorità dello Stato si asterranno da qualsiasi attività per essere vicini ai familiari della vittima. Tutte le bandiere degli edifici pubblici verranno poste a mezz’asta. Il feretro sarà trasportato da sei carabinieri in alta uniforme.

Tornai a Firenze con l’ordine di controllare la posta in piazza S. Croce dove c’era la decodificazione della pagina che trovai nel fascicolo di Caporale. Niente di nuovo. Si trattava dell’ordine di eseguire un’azione facente parte della strategia del terrore a Portella della Ginestra. Era però evidente il nome dell’uomo da impiegare che in un allegato veniva fuori essere un agente NSIFAR. Aprile voleva sicuramente che lo tenessi d’occhio io dato che domiciliava in via delle Oche vicino il Duomo di Firenze. Non fu facile. L’uomo era molto prudente e ben addestrato. Mi dava l’impressione che stesse cercando di capire se era controllato prima di eseguire qualcosa di losco. Faceva molti movimenti strani e si dava da fare a incontrare persone. Utilizzava sempre cabine telefoniche, e si tirava dietro sempre una borsa con dei travestimenti per effettuare incontri alla luce del sole. A volte mi era sembrato di vedere un suo tirapiedi coprirgli le spalle in strane situazioni. Era evidente che l’uomo era paranoico. Usciva solamente di giorno per sentirsi più al sicuro, ma una sera uscì. Prese un taxi e si diresse in via della scala facendo un lungo giro utilizzando poi un autobus, il 27. Scese. Si accese una sigaretta per fermarsi e guardarsi attorno, io mi appostai davanti la chiesa che dava su via Bernardo Ruccellai, proprio sotto il semaforo. Lui era a un centinaio di metri alla mia destra con alle spalle l’hotel villa azalee. Percorse il tratto di strada che ci separava con una certa velocità, poi arrivò davanti un garage al numero 89. Alzò la serranda e gettò qualcosa in una specie di lavandino sul lato destro dell’ingresso. Richiuse e sparì. Allontanatosi mi avvicinai. Alzai anch’io la serranda, guardai nel lavabo e vidi una chiave. Era la chiave di un deposito bagagli della stazione centrale, n 12. Mentre mi mettevo in tasca la chiave sbucò dall’ingresso una figura. L’afferrai per il colletto della giacca e lo feci volare su alcuni scaffali. Misi subito mano alla pistola.

-sei qui per la chiave?-

E sparai un colpo alla spalla

-non sprecherò più di tre pallottole con te-

Esplosi un secondo colpo al ginocchio

-se hai tenuto il conto il prossimo te lo pianto direttamente nel cranio… ripeto, sei qui per la chiave?-

Rispose impanicato ed impacciato per la pistola che premeva energicamente sotto il suo mento in direzione del cranio

-si, si… non sparare per l’amor di Dio… sono qui per quella maledetta chiave… so solamente che devo ritirare il bagaglio e consegnarlo ad una donna sul binario tre… –

-quando?-

-alle dieci e un quarto… non sparare ti ho detto tutto… non dirò niente a nessuno te lo giuro…-

-Come è fatta questa donna?-

-non lo so non l’ho mai vista… sarà vestita di rosso e io dovrò chiedergli un fiammifero, poi prenderà la borsa, tutto qui…ti prego risparmiami…-

-si, si…alzati devo legarti con le mani alla scaffalatura, voltati-

Non appena si voltò gli misi un colpo in testa. Mi recai alla stazione e guardai nello sportello. La presi al volo ed accertatomi  di non essere seguito mi misi al sicuro per vagliarne il contenuto. Pensai subito che non potevo perdere tempo e decisi di sostituire il contenuto della borsa con dei giornali comprati al momento. Presi anche io uno sportello e ci misi i documenti occultati in uno zaino che comperai da un ragazzo per pochi soldi. Raggiunsi il binario tre, ma non c’era nessuna donna in rosso. Erano le dieci e venti quando la vidi sbucare dall’angolo. Si guardava in giro in cerca del possessore della borsa per cui avrebbe dovuto intercedere. Mi feci avanti e lei mi notò subito. Le chiesi gentilmente un fiammifero e lei me ne porse uno. Lasciai la valigia ai suoi piedi e mi allontanai lentamente per poterla tenere sott’occhio. In quell’istante arrivò il treno del binario, e la donna montò portando con se la valigia. Salii anch’io. Il controllore mi disse che eravamo diretti a Siena, pagai il biglietto e cercai di avvicinarmi il più possibile alla donna senza farmi notare. Aveva un qualche cosa di aristocratico nell’aria. Si muoveva come se avesse studiato ogni singola movenza, accese poi una sigaretta come fosse una diva di Hollywood in una formale intervista in pubblico. Non era molto bella ma la cura dei particolari nell’abito, il trucco e i gesti pesati le davano un carattere seducente e particolarmente distintivo. Anche la voce era un elemento trascinante, con un timbro calmo e caldo che accompagnava le labbra, anch’esse tinte di un rosso fuoco, in sinuose forme vocali. I suoi capelli erano di un nero infernale che spiccava decisamente sul colore che la avvolgeva. Erano raccolti in una coda, ma particolarmente sistemati, mentre la frangetta che le copriva la fronte arrivava a sfiorare gli occhi rendendola ancora più misteriosa e accattivante. Avrebbe potuto essere benissimo una prostituta di alto bordo, oppure una moglie annoiata dalla melensa routine di una vita ricca e senza preoccupazioni. La mia apprensione era che controllasse l’interno della borsa che teneva vicino al suo fianco per poterne controllare la posizione in ogni singolo istante. Ma non lo fece mai. Se avesse indagato sul suo contenuto avrei dovuto forse intervenire. Nemmeno io avevo avuto il tempo di sfogliare quelle carte, non avevo la minima idea di cosa potessero contenere… informazioni segrete? Ordini speciali? Disposizioni per il colpo di Stato? Persone che dovevano morire, o che lo erano già? Forse dovrei cercare di comunicare alla base l’ubicazione di quei documenti… se mi succedesse qualcosa resterebbero seppelliti li chissà per quanto tempo… negli ultimi giorni avevo dormito poco e male. Avevo tenuto sotto stretta sorveglianza l’agente NSIFAR soprattutto di notte anche se non si è mai mosso in orari tardi, apparte oggi. Pioggia, vento, sole, buio pesto, ero sempre lì a fargli da ombra, così la stanchezza accumulata mi piombò addosso nella prima ora di viaggio. Mi trovavo sulla spiaggia di Menton, era estate. Prendevo il sole in costume da bagno. Un leggero venticello mi accarezzava i capelli mentre il sole rovente coloriva la mia carne sudata. Una radio commentava il rinnovato successo di un giovane statunitense:

“…un nuovo traguardo per l’artista Bob Dylan che questa settimana ha ricevuto una Laurea Honoris Causa in Musica dalla Princeton University, New Jersey… il nuovo album New Morning pubblicato dalla Columbia Records, lo ha portato per la sesta volta in cima alle classifiche inglesi…La canzone che ha avuto commercialmente più successo è If Not for You, riarrangiata anche dal Beatle George Harrison, ma ora vi lasciamo con un altro fantastico brano dell’album: The man in me…”

La musica era fantastica e allo stesso tempo rilassante. Ero totalmente catturato dalla situazione. D’un tratto un ombra su di me, e gocce fredde di acqua si posano sul mio corpo. Apro gli occhi. Axelle era lì china su di me, con la pelle abbronzata e i capelli bagnati e mossi. Le sue labbra si posarono sulle mie, il sapore del mare era in lei. La stinsi tra le mie braccia mentre i due corpi percepivano la differenti temperature.

-Je t’aime-

Mi sussurrò, fissandomi con i suoi luminosi occhi verdi mentre la musica e le parole da cui eravamo circondati sembravano essere composti per quella esatta situazione, per noi, e avvolgendoci ci incorniciavano come in un opera delicata e mai realizzata.

 

“L’uomo in me farà quasi tutto

e come compenso chiederà poco

Ci vuole una donna come te

per raggiungere l’uomo in me

Nuvole tempestose infuriano alla mia porta

penso fra me e me che potrei non farcela più

Ci vuole una donna con il tuo carattere

per cercare l’uomo in me

Ma, oh, che sensazione meravigliosa

sapere che tu sei vicina,

fa andare il mio cuore su e giù

dalla testa ai piedi

L’uomo in me a volte si nasconderà per non essere visto,

ma questo accade solo perché non vuole diventare una macchina.

Ci voleva una donna come te

per raggiungere l’uomo in me”.

 

-signore… sveglia signore… siamo a Siena… signore?-

Il leggero incantesimo che teneva in piedi la perfezione di quegli attimi fu bruscamente spezzato dal controllore che tentava di svegliarmi scuotendomi. Avevo vissuto attraverso quel sogno, dolci momenti che speravo si riproponessero al più presto. Mi era sembrato di vivere veramente ed intensamente quel giorno, attimo per attimo, così reale e pieno di particolari…. Il rumore delle onde, l’odore di mare… Axelle, bella e innamorata… e noi liberi di volerci bene… tutte quelle sensazioni mi lasciarono triste ed un po’depresso. Non sapevo quando l’avrei rivista. Tornato in me mi resi conto che ormai la donna in rosso era sparita. Feci un giro e qualche domanda perché una tipa simile non sarebbe di certo passata inosservata, ma mi disse un tizio che vendeva cianfrusaglie davanti l’ingresso che era salita su un taxi con gran fretta lasciando una borsa piena di cartaccia che aveva gettato a terra furiosamente. Non mi restava altro che tornare indietro. Durante il viaggio di ritorno speravo di addormentarmi di nuovo per sognare nuovamente Axelle. Era quella ormai la realtà che preferivo, ma non ci fu modo di ricrearla. Niente sonno ne sogni, solo malessere. Decisi di scriverle una lettera, poi uscii a bere un goccio in un bar.