IL CAMEO, ARTE E TRADIZIONE

I SORANI ED IL CULTO DI SANT’ANNA

di Stefano Di Palma

La memoria della madre della Vergine, ovvero sant’Anna, ci è trasmessa tramite i vangeli apocrifi della Natività e dell’Infanzia, di cui il più antico è il cosiddetto “Protovangelo di Giacomo”, per poi arricchirsi nel corso dei secoli fino ad arrivare alla menzione nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. In questi scritti si narra variamente che Anna (il cui nome in ebraico significa grazia, benefica) era sposata con Gioacchino. I due sono ricordati come i genitori di Maria avuta in tarda età per grazia divina. A tal riguardo si ricorda l’emblematico episodio (rappresentato anche in un affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova) che riguarda i due coniugi i quali, dopo un periodo di separazione  e ricevuto l’annuncio di un angelo circa la nascita della primogenita, si incontrano presso la Porta Aurea di Gerusalemme: gli autori medievali vedono nel loro casto bacio di saluto il momento dell’immacolato concepimento di Maria.

La festa dei santi Anna e Gioacchino è fissata al 26 luglio e conosce grande impulso sia in ambito orientale sia in ambito occidentale. A Sora il culto della madre di Maria trova speciale collocazione nella chiesa di San Francesco dove in quel giorno si espone al pubblico la statua della santa, raffigurata come da tradizione con la Madonna bambina, e si svolgono le celebrazioni religiose.

In passato il culto dei sorani verso san’Anna si riversava però con speciale fervore presso altri luoghi cari ai fedeli della città: il santuario della Santissima Trinità di Vallepietra e il santuario della Madonna di Canneto.

A Vallepietra, ai piedi della scalinata di uscita dal santuario, che i pellegrini scendono per devozione a ritroso sempre rivolti verso l’immagine della Santissima ivi venerata, c’è la cappella dedicata a sant’Anna. Il sacro vano fu fatto scavare nella viva roccia dall’abate Salvatore Mercuri senior e da lui benedetto il 7 giugno 1886; si tratta di un piccolo locale che conserva tre pitture del Benigni raffiguranti la santa titolare ed i santi Giovanni e Pietro. Come in tutti i luoghi in cui si venera la madre di Maria in questo sacello si recano specialmente le donne che aspettano o desiderano un figlio (cfr. F. Mercuri, La Trinità di Vallepietra 2006).

Il culto di sant’Anna presso il santuario di Canneto è molto antico visto che la prima notizia risale al 1660. Il simulacro che rappresenta la santa è però del 1941. Si tratta di un dono dell’eremita Lanni Santa che raffigura Anna seduta su un trono mentre ammaestra Maria fanciulla: ambedue hanno il volto bruno come la principale immagine della Madonna di Canneto venerata nel santuario.

Perché una simile scelta? Secondo la ricostruzione di D. Antonelli ciò è dovuto ad una precisa scelta volta a sfatare una confusione diffusasi nella mente dei pellegrini. Nei cinque giorni di festa della Madonna di Canneto dalla parrocchia di Settefrati si trasportava nel santuario una statua della Madonna di Canneto dal volto bianco esposta solennemente in chiesa. Tale presenza offuscava la devozione verso l’antico esemplare dal volto bruno conservato nello stesso santuario che fu dal popolo additato come “sant’Anna”.

Oggi la compresenza nello stesso luogo di culto delle due statue, cioè quella della Madonna di Canneto originale e quella di sant’Anna, entrambe provviste di volto bruno ha con il tempo restituito a ciascuna immagine la propria vera identità. L’equivoco a poco a poco si è chiarito e a partire dall’episcopato del Mancinelli (1931-1936) si è cercato tangibilmente di ripristinare ordine sull’imbarazzante incongruenza visto che prende avvio l’iniziativa di occultare, appena giunta nel santuario, la statua della Madonna di Canneto dal volto bianco proveniente da Settefrati. L’immagine di sant’Anna è venerata invece stabilmente nella cripta del santuario (cfr. D. Antonelli, Il santuario di Canneto, 2011).

Foto tratta da http://www.madonnadicanneto.it/sito/index.php/link