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LA RIVOLUZIONE NELLE FABBRICHE

Se gli operai avessero la possibilità di usare Facebook o Whatsapp durante l’orario di lavoro cosa accadrebbe? E’ giunto il tempo di ripensare le fabbriche con il digitale, dobbiamo ripensare la catena di montaggio ipotizzando di poter far usare internet costantemente agli operai. Tutto il processo produttivo dovrebbe essere ripensato, dalla progettazione alla realizzazione.
Questa rivoluzione è già iniziata e si chiama Fabbrica 4.0;  tutto è incominciato in Germania, paese leader in Europa della manifattura. La novità è tutta qui, il digitale non serve più solo a creare prodotti e servizi digitali ma oggetti.
Si può ridare slancio all’economia e alla crescita affannosa di questi anni. La rivoluzione digitale invece di rottamare le fabbriche gli può dare nuova vita. Ad esempio le stampanti 3D realizzano un oggetto aggiungendo dei materiali invece che sottraendoli, portate in fabbrica, consentono di avere dei prototipi con tempi e costi infinitamente ridotti rispetto al passato.

Ma uno dei vantaggi della Fabbrica 4.0 sarà  che non accadrà più che la catena di montaggio si fermi per un guasto improvviso visto che una rete fittissima di sensori avviserà in tempo reale i tecnici di una rottura in vista.
La prima rivoluzione industriale nasceva dall’acqua e dal vapore nei sistemi di produzione, poi è venuta l’energia elettrica, infine Internet. Ora siamo nella quarta rivoluzione industriale, ovvero in quel tempo in cui il confine fra il mondo fisico e il digitale sparisce. L’era in cui i bit governano gli atomi.

La fabbrica diventa intelligente.
Siamo in un mondo futuristico, ma dalle visioni siamo passati alla politica industriale: Industry 4.0 è uno dei pilastri della Germania della Merkel; negli Stati Uniti di Obama è stato attivato un processo che mette allo stesso tavolo università, centri di ricerca e grandi aziende per creare standard condivisi; nel Regno Unito è da poco partito un progetto simile denominato Catapult.
In Italia solo adesso si muovono i primi passi. Visti i ritardi colossali che come paese abbiamo sulla diffusione della banda larga e sull’adozione del digitale, l’obiettivo è sicuramente ambizioso. Secondo recenti studi gli effetti delle stampanti 3D sulle piccole imprese artigiane della provincia italiana, potrebbe valere una crescita del fatturato, stimata attorno al 15 per cento, un record!

C’è ovviamente un problema di competenze e di nuove professionalità: l’ingegnere meccanico digitale e l’analista di big data da qualche parte dovranno formarsi.
Ma nel mondo che c’è in vista non c’è una fabbrica senza persone, non dovremo fare una gara con le macchine per salvare il nostro posto di lavoro, ma dovremo imparare a lavorare con le macchine per lavorare meglio.