FATTI AD ARTE

L’AMORE, LA PASSIONE E LA SENSUALITA’ AI TEMPI DEL BRONZINO

di Stefano Di Palma

Al periodo 1544-1545 risale quest’opera dipinta da Agnolo di Cosimo detto il Bronzino (1503-1572). Il significato della scena raffigurata pone ancora alcune difficoltà interpretative anche se può essere con ragionevolezza indicato come un Trionfo di Venere.

Al centro si trovano Venere e Cupido, ossia la bellezza e l’amore; accanto a loro un bambino è pronto per il lancio di petali di rose, per cospargere i due protagonisti a simboleggiare la loro vittoria, la loro felice unione o il Piacere. In secondo piano si trovano i personaggi di più difficile decifrazione, sono tutti antagonisti dell’amore che però trionfa su tutto. A destra, la creatura mostruosa con il volto di bambina, la coda di serpente e le zampe di leone potrebbe simboleggiare l’Inganno (il che spiegherebbe la presenza delle maschere ai suoi piedi), mentre a sinistra la vecchia ritratta mentre urla portandosi le mani sulla testa e situata alle spalle di Cupido, potrebbe essere l’Invidia.

In alto nelle due estremità della composizione si trovano un uomo barbuto con l’attributo della clessidra e una donna; entrambi sorreggono un splendido drappo blu che contiene i personaggi: si tratta del Tempo che insieme alla Frode (oppure l’Oblio amoroso) coprono tutto a significare la provvisorietà delle cose e delle passioni (cfr. F. FISOGNI, 2006).

L’opera fu commissionata al Bronzino dal granduca di Toscana Cosimo I per farne dono a Francesco I re di Francia e attualmente è custodita presso la National Gallery di Londra.

La complessità della scena è ben aderente al clima colto ed elegante della Firenze di metà Cinquecento, appena elevata a granducato. Probabilmente, il soggetto è stato elaborato da qualche letterato di corte o dal pittore stesso visto che fu abile compositore di versi.

E’ indubbio che quest’olio su tavola risenta di quella corrente cinquecentesca, chiamata Manierismo, che proprio nella corte di Cosimo I e in quella del re di Francia ebbe la sua espressione più raffinata. Lo stile nitido e prezioso, i colori brillanti e la linea sinuosa si specchiano nella tradizione fiorentina; le figure risultano pallide, allungate, sensuali ma al contempo fredde. Particolarmente studiate appaiono le pose in cui sono ritratti i personaggi che affollano la scena e l’attenzione si catalizza sul languore che sprigionano Venere e Cupido, ritratti abbracciati, attraenti e non curanti delle avversità che li circondano. Solo il putto che li festeggia con i fiori gode della stessa luce che investe i due protagonisti, pronto a sancire il trionfo e compartecipe di esso.

Il Bronzino è ricordato principalmente come artista di corte. Egli fu allievo del Pontormo, che seguì nella decorazione della cappella Capponi e, più tardi, nell’esecuzione degli affreschi perduti delle ville medicee di Castello e di Careggi (cfr. G. VASARI, 1568).

Subito dopo il 1530, il Bronzino subiva un più diretto influsso di Michelangelo; per i Medici, eseguì una serie di famosi ritratti, i cartoni per gli arazzi destinati alla Sala dei Duecento e la decorazione della cappella di Eleonora di Toledo (moglie di Cosimo I) situata presso Palazzo Vecchio. La fama di questo pittore si rintraccia maggiormente nella sua produzione di ritratti, dove raggiunge alti esiti mediante l’uso del segno nitido e dello studio analitico dei soggetti e stabilendo composizioni intrise di purezza formale; con tali ritratti, insieme alle opere a soggetto mitologico come questa Allegoria presentata, il Bronzino si fa interprete del gusto imperante presso un’aristocrazia che pretende fasto e bellezza e soddisfa le sue tendenze illustrative di manierista cortigiano.