DIOCESI

SORA – IL SALUTO DI DON GIOVANNI DE CIANTIS

Alla vigilia del trasferimento di Don Giovanni De Ciantis, da anni sacerdote nella città di Sora, pubblichiamo il suo personale messaggio di congedo.

“Eccomi giunto ad un altro passaggio della mia vita. Ricordo quando ero appena entrato nel seminario di Sora, per iniziare il mio cammino di discernimento, l’entusiasmo, la voglia di mettermi in gioco. Mi ritornano in mente le parole dell’allora mio padre spirituale, il grande don Mario Morganti. Parlavamo molto, mi portava spesso con lui, mi ha aiutato tantissimo a fare esperienza di Chiesa. Nei vari colloqui lui ritornava spesso su una parola: “Obbedienza, obbedienza, obbedienza”. Mi spiegava che questo significava far presente al Vescovo i miei punti di vista, i miei stati d’animo e quello che desideravo, ma poi rimettere sempre nelle mani del Vescovo l’Obbedienza. Mai come oggi mi ritornano care queste parole. Eccomi ad obbedire nel mio cammino e prendo come riferimento quel bellissimo scritto di San Massimiliano Maria Kolbe che si festeggia il 14 agosto quando dice che: L’obbedienza, ed essa sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà. È vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia… Attraverso la via dell’obbedienza noi superiamo i limiti della nostra piccolezza, e ci conformiamo alla volontà divina che ci guida ad agire rettamente con la sua infinita sapienza e prudenza. Aderendo a questa divina volontà a cui nessuna creatura può resistere, diventiamo più forti di tutti”. Quanto care queste parole. Per Obbedienza il 4 agosto festa di San Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci, farò il mio ingresso nella comunità di San Giovanni Battista in Cassino. Questa comunità lo scorso novembre, ha perso l’amato parroco don Antonio, per morte prematura. A te, comunità di San Giovanni Battista, va tutto il mio affetto, l’entusiasmo del mio nuovo servizio pastorale. A te, comunità di San Giovanni Battista, la grande missione di condividere insieme, voi e me, di condividere quella ‘Missio’, tipica del nostro patrono San Giovanni Battista di essere quella voce profetica “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.

Prima però di essere voce bisogna che facciamo silenzio, dentro e fuori di noi. Che ci mettiamo all’ascolto del vero Maestro Cristo Gesù e del fratello. Perché come dice San Giovanni Evangelista “Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede“. Da queste parole che rivolgo a te comunità, mi tornano in mente i ricordi di questi dieci anni di sacerdozio in terra sorana e non solo. I primi cinque anni in cui ho imparato a vivere da pastore e cosa significasse essere pastore. Un pastore che sa stare avanti, dietro ed in mezzo al gregge. Come collaboratore nella chiesa Cattedrale, in particolare collaboratore delle cappellanie prima di Madonna della Quercia e poi Madonna di Valfrancesca. Tanti volti, tanti ricordi, tante emozioni e tanti grazie che ho da dire ai collaboratori avuti che mi sono stati sempre accanto. Alcuni dei quali con il volto segnato dalla sofferenza e dalla lunga esperienza di servizio amorevole alla Chiesa. Grazie ai tanti giovani e ragazzi che ho incontrato, dei quali qualcuno, purtroppo, già ci guarda dal cielo. Il servizio svolto nella zona di Sora come referente della Pastorale Giovanile, poi responsabile diocesano della Pastorale Universitaria, l’insegnamento a scuola nel Liceo Scientifico. Esperienze tutte, volti e relazioni, che hanno arricchito ed arricchiscono ancora oggi la mia persona. Poi il trasferimento nella rettoria di Santo Spirito, poco più di cinque anni fa. Una comunità dal Cuore Eucaristico, infatti si vive l’Eucarestia tutti i giorni. Te Santo Spirito, più che comunità ti definisco una famiglia, dove ho rafforzato il mio ministero pastorale, dove ho vissuto cinque anni segnati dalla collaborazione con tanti laici e giovani, dove ho incontrato tante persone dalle più ricche alle più povere, da coloro che venivano a gioire per una grazia ricevuta a coloro che venivano con le lacrime agli occhi ad affidare a Maria Santissima ed a Cristo i loro bisogni, le loro sofferenze, le loro difficoltà. A te cara famiglia di Santo Spirito esprimo la mia gratitudine, il mio affetto. Ti porto e ti porterò sempre nel cuore. Un grazie particolare ai miei collaboratori Tommaso e Paola che, avete reso presente me anche in questi ultimi tre anni di servizio come vicerettore presso il Seminario di Anagni. Vorrei dire tantissime cose, molte di più, ma lascio ciò nel segreto e nella riservatezza delle nostre relazioni. A te Santo Spirito rivolgo un augurio che nasce proprio dal Vangelo, dal Vangelo di Luca: “Beati coloro che custodiscono la Parola di Dio con cuore integro e buono e producono frutto con perseveranza”. Siate sempre uniti a Cristo Parola ed a Cristo Eucarestia. Una preghiera va al mio successore Don Mario (Santoro), così come alla comunità della Madonna delle Grazie, che ho già salutato. Affido tutte le comunità dove sono stato e dove andrò alla Madonna con il titolo di Madonna delle Grazie. Concludo affidando a me e a voi tutti quella missione di Madre Teresa di Calcutta quando si definiva una piccola matita nelle mani di Dio. Siamo queste piccole matite nelle mani del Signore. Chiedo a voi una preghiera, affinché, come qualcuno di voi mi ha scritto, io non vada dove mi porta il cuore ma porti il cuore ovunque vada. Un abbraccio.”