IL CAMEO, ARTE E TRADIZIONE

SORA – L’ICONA DELL’INCORONATA, STORIA DI UNA CONTESA

di Stefano Di Palma

La vicenda vede come protagonista una pregevole ceramica, raffigurante la Madonna con il Bambino, oggi conservata sull’altare della Cappella del Sacramento nella Chiesa di San Silvestro Papa presso Sora. Si ricorda che si tratta di un prodotto artistico di modeste dimensioni e redatto con una ristretta gamma cromatica dovuta al tipo di lavorazione: alle tonalità fredde del blu e dei verdi si accostano colpi di luce che trapassano la materia bianca spaziando dall’ocra gialla all’arancione.

Nonostante queste limitazioni squisitamente tecniche l’impianto iconografico risulta particolarmente interessante e studiato; all’interno di una tenda composta a modo di sipario aperto, si scorgono la Madonna seduta su un trono, riccamente abbigliata e munita di monili e di  accessori regali (come mostra l’esibizione  dello scettro e della corona sulla testa) intenta a sostenere l’ignudo e irrefrenabile Bambino.

Conosciamo la provenienza e la fortuna di questa immagine sacra (cfr. G. Squilla, 1981). Nell’anno 1700, il sorano Francesco Altobelli insieme ad altre persone  si reca in pellegrinaggio nei luoghi santi di Roma per partecipare al Giubileo indetto da papa Clemente XI Albani. Prima di tornare a Sora, egli compra quest’icona sacra che, a quanto pare, fu benedetta dallo stesso pontefice regnante. Contento e soddisfatto del valore spirituale che aveva acquisito la maiolica, l’Altobelli torna in terra natia ed erige una piccola Cona in un suo terreno, in località detta Fossa Altiera, dove la colloca, dando origine al primitivo impianto con cui si denomina l’intera zona dove sorge: l’Incoronata presso la Selva.

A circa quarant’anni di distanza dalla fondazione il culto verso l’Incoronata conosce, grazie agli abitanti del posto, un considerevole incremento tanto è che si fa strada l’idea di costruire una chiesa più ampia nello stesso luogo occupato dalla primitiva cappella. Il figlio di Francesco Altobelli, Pietro, con la moglie Sista, si mostrano disposti a concorrere al finanziamento della costruzione, ma l’altro erede Altobelli, ovvero il fratello Giuseppe, ostacola l’iniziativa ritardando con cavilli e contese l’inizio dei lavori.

Il disaccordo in atto raggiunge un punto di non ritorno da cui trae origine il provvedimento del vescovo di Sora Scipione Sersale, che ordina all’Abate del tempo di San Silvestro, Gaetano De Gasperis, di recarsi in data 18 maggio 1738 di buon mattino nel sito e di staccare l’icona per portarla nella destinazione odierna; la traslazione deve aver rappresentato un avvenimento di una certa rilevanza per la comunità locale, visto che, nei giorni seguenti, i fedeli visitarono la venerata immagine ripetutamente e con le offerte raccolte si riuscirono a portare a termine alcune riparazioni nella Cappella della Madonna della Neve e nella Chiesa di Santa Rosalia.

Anche nella Chiesa di San Silvestro la maiolica non trova  da subito definitiva sistemazione; nel 1853, è ricordata come conservata nell’altare dedicato ai Santi Giuliano e Restituta mentre nel 1854, su iniziativa di don Giuseppe Fortuna e come voto alla Vergine per l’epidemia di colera che imperversava a quei tempi, l’Incoronata viene sistemata in un altare  di una cappella appositamente scavata nella muratura della chiesa la cui edificazione provocò lesioni più generali nei muri e malcontento dei parroci successivi.

Nel 1891, con i restauri della chiesa promossi dall’abate Mattacchione, la cappella viene murata e l’immagine viene collocata nella navata sotto la tela raffigurante San Bernardo. A partire dal 1968, l’opera trova finalmente collocazione definitiva visto che è nuovamente sistemata nell’altare del Santissimo, secondo l’antica ubicazione risalente al 1854.