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Associazione Italiana per la Wilderness (AIW): Il lupo, i “cani inselvatichiti” e i conflitti con la pastorizia

Da Franco Zunino, Segretario Generale dell’Associazione Italiana per la Wilderness, riceviamo e pubblichiamo:

 

“Qualche tempo fa, una notizia sul Lupo è circolata in Internet. Si riferiva ad ibridi nati da cani fatti incrociare con lupi. Caso strano, pochi ne hanno parlato e/o fatta circolare la notizia: e non era notizia da lasciarsi sfuggire per chi ha interessi per la difesa del Lupo. In merito, vediamo, tra l’altro, cosa riportava un comunicato del sito www.Greenreport.it del 20 dicembre scorso:

 

Il Corpo forestale denuncia «incroci pericolosi, lupi selvatici (Canis lupus spp) rinsanguati con cani appartenenti alla razza canina Lupo Cecoslovacco (Československý vlčiak)». E’ il risultato dell’operazione condotta Servizio Cites Centrale di Roma del Cfs in diverse regioni italiane in collaborazione con i Nuclei Investigativi Provinciali di Polizia Ambientale e Forestale delle 8 province interessate (Alessandria, Salerno, Pistoia, Modena, Parma, Rimini, Cosenza e Arezzo).

 

L’operazione nasce da un esposto anonimo inviato a diverse istituzioni. In Italia attualmente esistono oltre 120 allevamenti di lupo cecoslovacco, un cane appartenente al gruppo dei pastori e bovari che ha la tempra, la mentalità e l’addestrabilità di un pastore tedesco e la forza, le caratteristiche fisiche e la resistenza di un lupo. Le indagini del Cfs hano evidenziato che «Alcuni allevatori avrebbero fatto accoppiare in maniera fraudolenta esemplari di lupo cecoslovacco con lupe selvatiche provenienti dai Carpazi (Lupo europeo), dal Nord America (Lupo del Mackenzie) e in alcuni casi con lupi appenninici per migliorare le caratteristiche genetiche e morfologiche della razza».

 

Secondo Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, «Per migliorare la conservazione del lupo nel nostro Paese, sarebbe opportuno concentrare gli sforzi nel controllo e nella repressione dei tentativi fraudolenti di inquinamento genetico della specie che si vanno ad aggiungere alla già presente diffusione accidentale in natura di esemplari ibridi».

 

Secondo alcune indagini svolte dalla Forestale tra Modena e Reggio Emilia, «Si sarebbero verificati in natura fenomeni riproduttivi dovuti alla diffusione accidentale di esemplari ibridi. L’ipotesi potrebbe essere ricondotta al ritrovamento avvenuto nei mesi scorsi di alcuni cani uccisi a fucilate o da bracconieri che le avrebbero scambiati per lupi o dagli stessi allevatori illegali perché ritenuti ingestibili. La pratica di rinsanguamento tra cani e lupi è stata sospesa anche nella Repubblica Ceca non solo perché vietata, ma perché rischiava di generare ibridi genetici dall’indole e dalla natura molto aggressiva».

 

Ebbene, come evitare che questi “cani-lupo”, di cui il CFS ci dice siano anche stati sfuggiti agli allevamenti, non ci portino pensare ai tanti animali che negli ultimi anni si sono resi famosi con pesanti predazioni su bestiame e cani da caccia? Animali semi domestici o comunque abituati all’uomo (come confermano le numerose facili osservazioni di lupi sulle Alpi piemontesi)? O animali segnalati in luoghi poco o nulla frequentati dai lupi selvatici (come non far correre il pensiero anche allo strano “Lupo Ezechiele” – o “Ligabue” – catturato qualche anno fa lungo il raccordo di Parma, da tutti ritenuto autentico lupo appenninico benché l’aspetto fisico lasciasse molto a desiderare, e poi massacrato nel cuneese dagli stessi “veri” lupi non appena li incontrò?).

 

A distanza di anni, si viene anche a sapere – secondo notizie circolate nel web – che il DNA avrebbe dimostrato che i lupi franco-piemontesi proverrebbero dalle Foreste Casentinesi. Ma un tempo non si diceva che questi lupi provenivano dall’Abruzzo? E poi, tutti questi anni per stabilire una verità che era già data per assodata quindici anni or sono, quando i massimi esperti asserivano che il DNA era uguale per tutti i lupi europei? (DNA, all’epoca messo anche in dubbio dallo stesso veterinario del Parco Nazionale Gran Paradiso). Ora distinguiamo addirittura come “diversi” quelli delle Foreste Casentinesi (dove peraltro giunsero dall’espansione della

popolazione dell’Italia centrale)? Solamente ridicolo! E, dopo le notizie diffuse dal CFS, come non risalire a quanto il sottoscritto ebbe a scrivere in quegli anni in merito alle sembianze di lupi americani per alcuni esemplari fotografati lungo la frontiera francese? Quante versioni su questo benedetto DNA, mai messo in mano a laboratori super-partes (e con campioni blind e di provenienza non dichiarata)! A questo punto, visti i risultati, forse sarebbe il caso di lasciare fare agli esperti del CIS-Carabinieri, piuttosto che ai nostri biologici di selvaggina!

 

Intanto la popolazione del Lupo in Italia cresce di anno in anno come di anno in anno crescono i danni che gli allevatori subiscono e che raramente o malamente vengono loro indennizzati (poi ci si meraviglia se qualcuno si fa giustizia con le proprie mani!); ciò mentre in altre nazioni, quelle che di solito gli italiani ritengono più civili e democratiche (che certamente sono almeno più pratiche ed efficienti!) quali Svezia, Norvegia, Svizzera, Francia e USA, per contenere i danni le popolazioni dei lupi sono tenute sotto controllo consentendo per legge l’abbattimento dei numeri in eccesso. Oggi finanche le popolazioni del Puma – in grande crescita numerica negli USA – sono sottoposte a controlli con abbattimenti programmati: 100 esemplari all’anno nel solo Nord Dakota, con una popolazione di 300 individui stimati! E, per quanto riguarda il lupo, è recente la notizia di due branchi che le autorità federali per la fauna selvatica hanno addirittura deciso di sterminare in una grande Area Wilderness dell’Idaho a causa del loro eccessivo impatto sulle popolazioni di cervi (ma sono solo gli ultimi casi, in un Paese dove il Lupo è tenuto sotto controllo già da tempo un poco in tutti gli Stati dove esistono popolazioni di tale animale). Per non dire del provvedimento preso dal Parlamento francese che, ovviamente con regolamentazione, autorizza l’abbattimento dei lupi quando i danni diventano incontenibili (provvedimento finora contrastato dagli animalisti e che in Italia ha avuto – non a caso! – ben poca visibilità sulla stampa e nei network, per ragioni più che intuibili!). Da noi si accetta invece con indifferenza l’eccessivo impatto su vitelli, pecore e cavalli (che poi nessuno vuole indennizzare), costringendo di fatto gli allevatori a sostenere l’onere di una eccessiva presenza di lupi; ma anche, non dimentichiamolo, l’onore di un aggravio d’uso per la pastorizia alpina, che proprio perché in area priva della presenza del lupo, era quasi brada e in assenza di guardiania, mentre oggi necessità di controllo e accompagnamento quotidiano: e ciò comporta un onere che nessuno rimborsa!

 

L’eccessiva presenza del Lupo (i numeri “ufficiali” cozzano contro la logica e sono artatamente tenuti bassi!) è, tra l’altro, dimostrata non tanto dai censimenti di questi predatori, quanto dall’aumento dei capi abbattuti illegalmente (è notizia degli ultimi giorni) e dai danni che infliggono che ne sono la prova provata, benché si cerchi di addossarli ai fantomatici “cani inselvatichiti” (che mai nessuno incontra!), cani inselvatichiti che, guarda caso: uno, non esistono dove non esistono lupi; due, se anche vi fossero logica vuole che siano essi stessi preda dei lupi in quanto si tratta di una coesistenza impossibile (la fine fatta dal “Lupo Ezechiele” ne è una prova, e così le predazioni sui cani da caccia). Tra l’altro, nessuno si preoccupa del rischio che i branchi abruzzesi (sempre più in crescita numerica) possano prima o poi (e chissà che non sia già avvenuto, come qualcuno sospetta) predare anche i cuccioli dell’Orso marsicano, che già tante altre minacce deve affrontare.

 

Per concludere, può sembrare assurdo, ma oggi è proprio regolamentando la riduzione della presenza del Lupo con abbattimenti autorizzati che lo si protegge dal rischio estinzione, e con lui tutte le specie di fauna predatrice, minacciate da sconsiderati avvelenamenti; non  certo gli inutili, costosi ed inefficaci metodi che alcuni propongono per tenere i lupi lontani dal bestiame domestico pur di non riconoscere l’esigenza di una riduzione del loro numero (si vogliono i lupi vivi, ma gli si vuole impedire di mangiare!): intanto chi paga sono sempre gli allevatori!”