Degenerazioni - Memorie di un assassino

DeGenerazione – memorie di un assassino: V° Capitolo – Chi fallisce è punito con la morte!

DeGenerazione – memorie di un assassino
di
Marco Fosca ed Emilio Mantova

V

Chi fallisce è punito con la morte!

 

 L’appuntamento era stato fissato proprio all’interno dello stabilimento, precisamente al termine dell’ennesima riunione sindacale che si sarebbe tenuta presso l’enorme sala mensa. Indossavo per l’occasione la tuta aziendale per confondermi e mimetizzarmi tra i lavoratori. Arrivai in anticipo mentre era in corso l’arringa conclusiva del sindacalista che avrei dovuto incontrare da lì a poco.

La multinazionale S.I.M. ci ha deluso profondamente compagni. Dopo aver acquisito il nostro stabilimento e averci fatto mille promesse ha disatteso ogni impegno di aumento di produttiva del nostro sito, tanto che a partire dal prossimo mese saremo tutti in cassa integrazione. L’atteggiamento della multinazionale è grave, anche perché non ha esitato in questi anni ad attingere risorse dai fondi statali per promettere e garantire l’imminente rilancio produttivo della nostra fabbrica, che era il fiore all’occhiello del settore gomma-plastica in Europa. Addirittura ora prende corpo e forma l’ipotesi drammatica di licenziamento dell’intero quadro dipendente. È necessaria un’iniziativa urgente dello Stato e contemporaneamente un atto di responsabilità da parte della multinazionale. Occuperemo la fabbrica, compagni. È questa la forma di protesta scelta dall’assemblea delle maestranze che si è svolta ieri, dopo la sottoscrizione di un verbale di mancato accordo tra azienda e sindacati sugli esuberi annunciati dalla proprietà. Non è tollerabile l’atteggiamento della S.I.M. Intende andare avanti con i licenziamenti, senza un adeguato piano industriale e senza reinvestire i fondi presi e, per ultimo, senza accogliere le richieste del sindacato. Abbiamo chiesto con fermezza di evitare i licenziamenti, cercando qualsiasi tipo di compromesso. Ma dalla proprietà c’è stata una totale chiusura. Da qui la decisione di andare avanti con la protesta che deve essere molto determinata. Certamente compagni non è con la cassa integrazione che si risolve il problema. Chi fa questo mestiere deve sapere guardare oltre. Non è che non vogliamo coperture del genere ma diciamo invece che deve essere garantito un futuro produttivo e questo può esserci soltanto con la presenza di un eventuale imprenditore serio. Se la cassa integrazione viene prorogata, perché allora la S.I.M. vuole andare via? Lasciando la fabbrica come?

I tempi si stanno allungando troppo, sono saltati tutti i calendari, rischiamo di lasciare in mezzo alla strada le nostre quattrocentosessantadue famiglie. Si continua a correre dietro al gruppo multinazionale che sta cercando di andare via senza aver fatto nulla di concreto per aiutare a trovare una soluzione. Non ha senso allungare i tempi. La proprietà si assuma le sue responsabilità. Così rischiamo soltanto di concedere il tempo alle manovre che la S.I.M. vorrà fare e, alla fine, ritrovarci con un pugno di mosche in mano. Occorre un forte impegno da parte del governo e dell’azienda per un progetto industriale che permetta il rilancio e la sopravvivenza del sito produttivo. Senza questi punti fermi non so dire e prevedere lo scenario che ci aspetta da qui a poco tempo. Non sarà di certo roseo. Mi auguro solamente che non sfoci in qualche atto violento.”

L’uomo che aveva parlato era in netto contrasto con quello che diceva. Biondo, talmente biondo che i capelli sembravano incolore. Gli occhi, velati di ciglia finissime, seriche e di un celeste pallido, gli conferivano l’aspetto di un albino. La bocca era ferma, riflessiva, anche se non dura, e la fronte a cupola, spaziosa, rappresentava eloquentemente il cervello che si nascondeva dietro di essa. Si esprimeva attraverso un continuo, quasi doloroso sforzo di volontà, e l’assenza di qualsiasi accento era un accento di per sé. Una cosa insolita. Probabilmente il rappresentante sindacale si aspettava di trovare un individuo dalla faccia da delinquente incallito perché, quando ci incontrammo, mi disse: – Lei è l’ultima persona al mondo che avrei immaginato come esponente del gruppo militante K.K.. Devo dire che non è stato facile arrivare fino a lei. –

– Alla fine però c’è riuscito. Mi dica che cosa vuole. –

– Vengo al punto senza girarci attorno. Non occorre che le ripeta la drammatica situazione che sta vivendo il nostro stabilimento. La S.I.M. ha speculato sulla nostra pelle, quella di onesti lavoratori, disattendendo nel corso degli anni ogni impegno di rilancio del sito. Non solo. I funzionari della S.I.M. ci hanno illuso con false promesse. Noi sappiamo una cosa sola: qualcuno deve pagare. È per questi motivi che vogliamo colpire l’ingegner Autori, un uomo che ci è stato imposto come amministratore senza possibilità di alternativa. Dobbiamo dare una lezione definitiva a quel cane bastardo. –

– Capisco il vostro odio, ne avete tutte le ragioni. Ma è nostra regola non eseguire mai un’azione se prima non ci siamo assicurati che sia socialmente giusta. Capisce? Organizzati come siamo fuori dalla legge, la riuscita è possibile solo operando sempre secondo giustizia. Dobbiamo studiare il caso e considerare tutti gli elementi prima di prendere qualsiasi decisione. –

– Il licenziamento di centinaia di persone non le sembra un motivo valido? –

– Chi le dice che la responsabilità sia dell’amministratore delegato tanto per cominciare? La decisione di licenziare i lavoratori molto probabilmente è stata presa a livelli superiori. –

– In questo momento non è importante chi lo ha deciso. L’interlocutore è l’ingegnere, è lui che amministra il sito, è lui che dovrà apporre la firma. Colpendo lui e, se non bastasse, colpendo chi verrà dopo di lui, si manderà un messaggio forte a tutti i livelli. Non so se mi sono spiegato. –

– Si è spiegato perfettamente. Facciamo in questo modo: per cominciare seguirò personalmente il soggetto in modo da acquisire maggiori informazioni. –

– Bene, a questo proposito le ho preparato un fascicolo dettagliato su di lui. Tenga, eccolo. Qui c’è tutto quello che sono riuscito a scoprire. Le potrebbe essere di aiuto. –

– Sì, perfetto, lo sarà senz’altro. –

Il sindacalista mi consegnò un dossier di una quindicina di pagine. Pensavo che il nostro incontro era concluso, ma mi sbagliavo, perché volle farmi altre domande.

– Mi toglie solo una curiosità, se le è concesso farlo? –

– Se mi è possibile volentieri. –

– Come si fa a entrare a far parte della vostra organizzazione? –

– Non è semplice, bisogna seguire un certo iter. Innanzitutto, si sceglie un soggetto, intelligente e pronto a tutto; scelta, tra parentesi, fatta dai membri dell’organizzazione i quali, trovandosi per necessità di cose a frequentare ogni sorta di persone, hanno maggiori occasioni di incontrare e valutare i tipi più adatti. Avvenuta la scelta, l’individuo in questione è messo alla prova e la sua vita è il pegno che mette in palio per dimostrare la sua fedeltà e lealtà. –

Il sindacalista continuò a fare domande e, nello specifico, la sua curiosità era rivolta in particolare al meccanismo del reclutamento. Sembrava quasi interessato a entrarne a far parte, a giudicare da come ne parlava.

– Per prima cosa affidiamo ai candidati un’azione di scarsa importanza, come ad esempio il pestaggio di uno sbirro particolarmente brutale, di un caporeparto prepotente o di un politicante disonesto di mezza tacca. Tanto è sempre un bene per la società. Nel contempo, ogni loro mossa è seguita da vicino. Non è difficile raccogliere testimonianze sufficienti per mandarlo sotto processo, per farlo incriminare. Inoltre, la cosa è condotta in modo che le testimonianze siano tutte di persone estranee. Anche se i candidati vengono scoperti, sarebbe impossibile risalire ai membri dell’organizzazione. Condotto a termine il compito assegnato, i candidati diventano membri a pieno titolo di K.K. e vengono addestrati secondo i nostri metodi. Ha saputo certamente dell’agente di polizia penitenziaria giustiziato? –

– Sì, ho appreso la notizia dal telegiornale. Sicuramente meritava quello che ha avuto. –

– Sì, lo meritava, perché ci risultava che fosse un agente particolarmente brutale. Due nostri fidati fiancheggiatori sono entrati in azione assieme ad altri due uomini, possibili canditati a far parte di K.K. ovviamente. Hanno accerchiato la sua macchina e quel cane bastardo ha cercato di salvarsi cambiando di posto e scendendo a precipizio dalla portiera destra. Ma appena ha messo piede a terra si è trovato sotto il tiro incrociato delle pistole. I proiettili lo hanno centrato al capo e al torace fulminandolo all’istante. Terminata l’azione, il commando si è poi allontanato coprendosi la fuga con un candelotto fumogeno. Ecco questo è un esempio di azione affidata ai candidati. –

– E se qualcuno fallisce un’azione? –

– Chi fallisce per debolezza, per incapacità o per paura o anche per sfortuna, è punito con la morte! Non possiamo permetterci possibili atti di tradimento. Questo è il prezzo da pagare per chi sceglie questa vita. Spero di essere stato esauriente con questa risposta, però adesso devo andare. –

L’incontro con il sindacalista si concluse in questo modo.