Degenerazioni - Memorie di un assassino

DeGenerazione – memorie di un assassino: XVII° Capitolo – Deduzioni

C’era un secondino che odiavo particolarmente. Passava al mattino presto mentre ero in piena fase rem, si avvicinava alle sbarre e urlava:

-RAAUSSSSSS!!!!!-

Per farsi poi una bella risata grassa nel vedermi saltare in aria. Godeva proprio nello stuzzicarmi.

Passava e ripassava. Si fermava si accendeva una sigaretta e se la gustava guardandomi in silenzio per poi esordire dicendomi:

-Ancora qui oggi? Ehhhhhhhh sono cazzi! Ha hahahahahaha-

Una faccia da culo. Un improponibile inutile schiavo del governo incapace di qualsiasi arte nella vita che scaricava le sue frustrazioni da uomo solo e antipatico nella vita reale, ma fermamente convinto di posseder un qualche potere sugli uomini indossando quella lurida divisa. Beh quel mattino che passò davanti la mia cella per chiamare Gary non lo odiavo, anzi non lo calcolavo proprio come uomo, era solamente un postino che portava una notifica:

-Gary medina prepara la tua roba. Tra dieci minuti sarai preso in consegna e rispedito in America e vedi di muovere quel tuo culo Cileno o ti trascino io a forza di manganellate.-

Il porco odiava vedere gente che andava via. Per lui avrebbero dovuto morire tutti strisciando in questo fetido buco. Finalmente ebbi la mia occasione e scrissi immediatamente al comandante per essere subito il rimpiazzo di Gary. Quando ci salutammo sembravamo due amici che erano nati e cresciuti insieme, il nostro abbraccio è stato il più caloroso che riesca a ricordare, ci guardammo e ci promettemmo di non farci fottere mai più e di ricordarci l’uno dell’altro. In quell’ attimo mi fece scivolare un biglietto nella tasca dicendomi:

-questo è il mio indirizzo se ti va di scrivermi o di raggiungermi un giorno…-

E poi mi sussurrò nell’orecchio:

-so cosa stai per fare, in bocca al lupo amico mio-

E mi diede un vecchio orologio da tasca. Io rimasi di stucco, e mentre lo vidi andare via lo fissai con occhi indagatori e lui mi fece un sorriso con l’espressione di chi sa. E fu così che si voltò camminando verso la libertà. La sera mentre ero sdraiato sulla branda ripensavo a tutto ciò e misi di colpo la mano nella tasca. Ne tirai fuori un pezzo di carta consistente come una busta di carta. La aprii c’era un biglietto con un indirizzo, l’indirizzo di Gary, poi un sacchettino in cui c’era una specie di chiave di metallo fatta a mano ed un altro bigliettino più piccolo:

-caro amico anche io avevo scoperto la galleria, ma per caso, mentre ammucchiavo i prodotti sulle brande (dell’ormai da anni) ripostiglio dei servizi igienici. Non l’ho mai detto a nessuno ma ricollegai subito la storia che mi raccontò Carlo su quel cunicolo. Dato che ormai non serviva più a me perché avevo trovato un metodo migliore e più veloce per tornare a casa ho voluto raccontare a te la storia che ti avrei spiegato più dettagliatamente ma mi divertivo vederti indagare e allora ti ho lasciato il gusto di arrivare da solo alla conclusione finale. Ti lascio però questa chiave che ho costruito io stesso per poter arrivare al varco in piena notte e concederti ciò che ogni uomo dovrebbe possedere di diritto, la libertà. Ho omesso di proposito la mia idea per poter lasciare aperto il cancello della cella senza che il secondino se ne accorgesse al momento della chiusura perché ritengo che la tua intelligenza ti offrirà una soluzione al più presto, e anche perché penso che più una cosa è difficile più è alto il premio finale. Ti saluto e spero in tue notizie una volta compiuto il tuo volere. Ricorda la volontà è tutto. Gary Medina-

 

Non avevo mai sospettato niente in lui. Era stato bravo ad eludere lo sguardo altrui sui suoi movimenti.  Addirittura aveva replicato la chiave della cella 313 senza che nessuno si accorgesse di un suo piano di fuga… complimenti Gary l’hai fatta anche a me… hai lavorato sotto il mio naso e non mi sono accorto di nulla… mi hai imbeccato la storia che avevi scoperto mettendomi nella giusta direzione una volta cambiato il tuo piano e tutto senza che io capissi niente… te ne sarò sempre grato. Al mattino fui chiamato dal comandante per discutere le modalità delle sostituzioni che avrei effettuato prima di una effettiva assunzione permanente. Incredibile nemmeno in un fottuto carcere si è certi di un lavoro sicuro! Comunque, mi diressi sotto scorta dal comandante. Entrai nel suo lussuoso ufficio da porco e notai che il bastardo aveva una passione per l’alcool perché intravedevo una luce fievole che usciva dallo sportelletto di un armadio in radica stile settecentesco, e all’interno una bottiglia di  pregiatissimo Whisky Bowmore, della più antica distilleria scozzese a ovest di Glasgow. Lo scotch è maturato all’interno delle pregiate botti di Sherry Oloroso in grado di emanare una speciale essenza che gli è valso anche un premio, questo Whisky è tra i più pregiati ed esclusivi al mondo il cui costo si aggira intorno alle 6.000 sterline a bottiglia. Scommetto che è grazie alle consistenti bustarelle che riceveva sottobanco che poteva permettersi una delizia simile, ma devo riconoscere che il bastardo era proprio un buongustaio. Tra l’altro ho notato che è anche un eccellente degustatore di sigari… alle spalle della scrivania, in alto, c’ era un piccolo stendardo dell’estensione di un parabrezza in cui sei fioretti da moschettiere si scrosciavano sino a formare un triangolo equilatero i cui lati erano colmati da tre parole “Monte-criso-Habana”, mentre al centro spiccava un giglio dorato. Era il simbolo dei Montecristo una delle marche di sigari cubani più famose ed apprezzate nel mondo. La marca deve probabilmente il suo nome al libro Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, ciò in ossequio alla tradizione delle fabbriche di sigari cubane di intrattenere i torcedores ( arrotolatori, ovvero coloro che producono il sigaro) con la lettura di un libro. È noto che il Montecristo n.4 fu il sigaro in assoluto preferito e più fumato da Ernesto Che Guevara, sebbene egli fosse asmatico e soffrisse di problemi respiratori. Proprio questo sigaro è da molti anni il più venduto avana al mondo. Non avevo davanti il solito asino in una divisa, bensì un uomo colto ed istruito. Mentre mi parlava non potevo fare a meno di studiare i suoi comportamenti notare cose, indizi che mi avrebbero rivelato il personaggio che avevo di fronte. Holmes (personaggio di cui ero innamorato da bambino) pone alla base una certa differenza tra l’osservazione dei particolari e la deduzione. Egli considera questi due aspetti come distinti, poiché l’osservazione porta ad alcune preliminari conclusioni, ma solo con la conoscenza di alcuni aspetti della vicenda si possono trarre delle conclusioni definitive.

Mi saltò poi all’occhio un particolare sulla manica interna della divisa… era stata ricucita di fretta utilizzando un nodo particolare che io avevo già visto da uno studente di chirurgia ai tempi…

questo studente mi disse una volta che in un libro dedicato ai nodi venivano riportati circa 2000 tipi, di forma, caratteristiche e utilizzo diversi. Ma di questi pochissimi sono quelli che vengono impiegati in chirurgia. In realtà il chirurgo ne usa soprattutto uno, con alcune varianti. Si tratta del cosiddetto nodo dritto che può essere semplice se il filo viene intrecciato una volta, oppure doppio quando il filo viene intrecciato due volte per evitare che il nodo possa allentarsi prima di essere fissato.

Fu proprio quello che mi incuriosì. Nessuno in questa struttura avrebbe potuto ricucirgli il lembo di manica con quel tipo di nodo, tantomeno la moglie dato che portava una vistosa fede al dito…  quindi dedussi che da quella particolare sutura e dalla speciale dialettica dell’uomo, egli era stato uno studente di chirurgia che non aveva sicuramente concluso gli studi, questo di fatto perché l’egocentria e presunzione evidente del soggetto in questione avrebbe fatto sì che esponesse i suoi titoli di studi come trofei, o meglio come simboli di potere. Ci sarebbe da dire però che magari, anzi sicuramente avrebbe fatto il medico-chirurgo ed avrebbe giocato a fare Dio con la vita delle persone. Rimasi per un po’ in riflessione mentre il comandante continuava a parlare pavoneggiandosi utilizzando i termini più ricercati. Si alzò poi di scatto animato dalle sue stesse parole e fece per fare alcuni passi avanti e indietro come se stesse dettando un importante discorso propagandistico, e mentre ero assorto nel risolvere l’enigma che lo avvolgeva, un altro dettaglio importante catturò la mia attenzione. L’espressione sul viso dell’uomo faceva trasparire dei sintomi di dolore. Si toccava le gambe con forza per poi trascinarsi sulla lussuosa poltrona al dì là della scrivania. Era evidente che soffriva di una malattia particolare che conoscevo per esperienza diretta dato che la mia povera nonna ne soffrì molto durante i suoi ultimi anni di vita mortale. Si trattava della malattia arteriosa periferica, che colpisce le arterie degli arti inferiori, in modo particolare le arterie delle gambe. All’inizio, la malattia arteriosa periferica non da sintomi ma, peggiorando, può causare dolori e crampi ai polpacci o alle natiche quando si cammina o si passeggia, anche per periodi molto brevi. In certi casi il dolore è piuttosto intenso, tanto da impedire il cammino, ma si riduce e scompare con il riposo, per ritornare quando si ricomincia a camminare. Si può accusare anche indolenzimento o debolezza o senso di pesantezza alle gambe, senza dolore. Mia nonna per comprendere come origina questo dolore alle gambe, si fece un paragone con “il motore di un’automobile: la benzina (il sangue) arriva al motore (i muscoli) se il tubo che la porta (le arterie) è pulito. Se questo tubo si restringe, il motore se gira a minimo non ha problemi, ma se si accelera (quando si cammina) la benzina non è sufficiente e il motore (muscoli) tende a spegnersi (accusano dolore).

Improvvisamente mi fu tutto chiaro. A causa del malore che lo colpì verso la fine dei corsi di laurea, gli sarebbe stata negata la possibilità di operare e di divenire un grande chirurgo… si arruolò poi nell’arma e sotto influenze superiori gli fu permesso di entrare sviando i test fisici di routine, e così fu fatto avanzare velocemente al grado di capitano perché potesse ricoprire un buon ruolo e che avrebbe permesso ai suoi santi protettori favori di natura illegale e misteriosa senza doversi mai preoccupare della fedeltà e della manovrabilità dell’uomo suddetto. Mi chiedevo in quali loschi affari aveva le mani in pasta, e se fossi mai riuscito a scoprirlo prima della fuga. Dovevo raccogliere più informazioni possibili. Alla K.K interesserà sicuramente un dossier su una figura simile, magari avrebbe potuto aiutarci a risalire a un qualcosa di più grosso… a personaggi politicamente coinvolti…

 

-…e di conseguenza imbastire due linee di pensiero diverso è pressochè inconcepibile. Sicuramente ti avrò annoiato con questa dissertazione in cui mi sono immerso di cui avrai capito si e no un piglio di vocaboli e concetti ha hahaha… ma tornando al motivo per cui sei qui… vedo che hai compilato una lunga serie di richieste per quella collocazione da uomo di servizio, e mi chiedo cosa ti ha spinto ad agognarlo così fortemente… –

– beh signore, io…-

-no no, silenzio, ti dirò io se voglio udire un tuo parere, quindi non eloquire fino a mio ordine chiaro? Bene. Torniamo a noi. Un povero sciagurato e nemico dello stato come te, anche se te la sei cavata in tribunale per non essere processato come tale ma… per me è questo quello che sei…come era la tua storia? Allora… ah ecco il fascicolo, sei stato reclutato per un attentato su un treno… catturato a novembre sulla carrozza numero 3 dell’ interregionale 2134 diretto a Milano in possesso di una Pistola mitragliatrice Beretta 93R… sicuramente no di certo, ma… lo sapeva che anche se con il termine pistola mitragliatrice si indicano comunemente i mitra, il termine può essere usato, e forse più correttamente, per indicare un’arma da pugno automatica nel senso proprio del termine, che non necessita cioè della ripetuta pressione sul grilletto per poter sparare più colpi, sparando quindi a raffica e risultando una via di mezzo tra una pistola semiautomatica ed un mitra vero e proprio? Che domande lei sicuramente lei è un ignorante e cioè ignora il significato delle cose ha hahaha… comunque…lei ha ucciso… che dico, “tu” hai ucciso un agente in divisa colpendolo alla gola vedo, ma la puttanella che ti affiancava è stata crivellata di colpi da un agente in borghese che tornava a casa per una licenza…hmmmm… questo e quello… ah ecco, Francesca Rei… beh a quanto si dice nel rapporto probabilmente era una cellula terroristica di una qualche organizzazione, forse delle BR. Non si è mai saputo, aveva una fedina impeccabile e soprattutto un passato senza tracce… sicuramente una miserabile come te ha hahahaha… andiamo avanti. Qui si dice che il tuo reclutamento è stato forzato, cioè sotto minaccia di morte sei stato spinto all’ atto con quella poveraccia. Questo è quello che avete fatto credere al giudice tu e quell’ avvocato da quattro soldi che ti sei trovato, ma non so se crederci anche se c’è da dire che non mi sembri affatto un preparato militante rivoluzionario, dato anche come sono andate le cose si capisce subito che sei solamente un pezzente, un illetterato villano di campagna ha hahahaha… pertanto, anche se la mansione di mondatore di pavimenti e latrine ti si cuce egregiamente in dosso, mi dolgo, anzi mi rallegro nel comunicarti che non otterrai nulla del genere da me e nella “mia”  casa di custodia…-

Fece un gran sorriso intrecciando le dita delle mani come in un atto di contemplazione del godimento assaporato nel dimostrare che mi aveva in pugno. Ero uno scarafaggio alle sue volontà, e lui era l’essere superiore… l’onnipotente!

Concluse:

-non sei niente se io non lo voglio! Ora dileguati dal mio cospetto detenuto 82. Guardia!-

-si signor comandante! Comandi!-

-porta via questo straccione-

-si signore! Ai suoi ordini signor comandante!-

Mentre venivo scortato via guardavo quella specie di essere umano, e l’unica cosa che mi venne in mente in quel momento furono alcune parole di una canzone di un certo Mustaine:

Prendi un uomo mortale,

e dagli il potere di controllare.

Guardalo diventare un dio.

Guarda le teste delle persone rotolare…

rotolare…

 

In cella mi rivivevo quei momenti nella stanza dell’ufficiale, non si rendeva affatto conto di chi avesse dinnazi e maldestramente mi ha fornito un’infinità di dati di vario genere, come ad esempio tirando fuori il mio fascicolo invece di intimorirmi come sperava mi ha reso chiaramente noto che lo stato non aveva e non ha tuttora alcun elemento riconducibile alla K.K. o a qualche altro tipo di organizzazione. Io e Francesca eravamo insospettabili e puliti come l’acqua, perciò l’unico capo di imputazione a mio sfavore era l’assassinio dell’agente che avevo freddato nel tentativo di coprire Francesca… povera ragazza… era bellissima… un ottimo agente ed una persona di una moralità integra, pura, inviolata dalle metodologie coercitive della comunità politica seguaci del potere della lira… potessi almeno dire che la sua morte sia valsa a qualcosa di giusto… spero sia così, come fu per mio padre. Stanotte accenderò una candela per ricordare il loro sacrificio.