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È in corso a Sora il 2° Festival della dottrina Sociale Cristiana. Qui di seguito il saluto di mons. Antonio Lecce ai convenuti, durante la seduta di apertura dei lavori.

Il saluto dell’Amministratore Diocesano al Festival della Dottrina Sociale Cristiana

Mons. Antonio Lecce:”L’orizzonte socioculturale del mondo lancia le sfide all’evangelizzazione”

“Signor Ministro, autorità, confratelli, signore, signori, benvenuti a Sora per la II edizione del Festival della Dottrina sociale cristiana. La Chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo, anche se attualmente non ha il Vescovo titolare, per mio tramite e dei confratelli nel sacerdozio, vi accoglie a braccia aperte, desiderando di  fare insieme con voi un tratto sia pur piccolo del cammino di formazione intellettuale e morale che auspicava il Papa nel Messaggio per la 46Settimana sociale dei cattolici italiani  svoltasi a Reggio Calabria nell’ottobre del 2010.

            Ringrazio il Comitato organizzatore che ha scelto proprio la città di Sora come sede per l’importante manifestazione in programma.            Non dimentichiamo di essere nella terra di S. Tommaso d’Aquino, che resta un faro luminosissimo di “luce intellettuale piena d’amore”. “Dove, se non ad Aquino, lo studio della nostra religione, … deve essere compiuto da tutti con particolare impegno?  Ecco allora la lezione che ancora viene a noi dal vostro Santo Maestro, Tommaso d’Aquino: procuriamo di dare studio assiduo ed amoroso alla dottrina cristiana”. Sono parole di Paolo VI ad Aquino il 14 settembre 1974.

            Studio assiduo e amoroso, diceva  il Papa Paolo VI, e l’attuale Pontefice Benedetto XVI, al n. 31 della Caritas in veritate, perché non manchi ai cattolici la consapevolezza che le aspettative per lo sviluppo integrale devono essere collocate all’interno delle complesse e delicate trasformazioni che interessano l’intera umanità,  aggiungeva che c’è bisogno di avere “una visione chiara di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali dello sviluppo”.

            Le affermazioni del Papa, per la nostra Chiesa locale sono un pungolo perché, anche dopo questo II Festival, ci decidiamo a proporre e attuare una qualche forma stabile e continuativa di formazione sociopolitica. Se ne avverte l’urgenza e l’importanza, anche in presenza della deriva etica alla quale è stata abbandonata la cosiddetta ”politica”, quando le cosiddette persone perbene non vogliono sporcarsi le mani, come si dice, ritenendo che tutti coloro che frequentano il mondo della politica siano ladri o mestatori o mestieranti. Negli anni passati, sotto tutti i Vescovi che io ricordo: Mons. Minchiatti, Mons. Chiarinelli, Mons. Brandolini, Mons. Iannone, in questa Diocesi si è sempre parlato di istituire una scuola di formazione, ma siamo rimasti soltanto al livello delle pie intenzioni. Lascerò per iscritto al nuovo  Vescovo che questa è una delle priorità da affrontare. Non basta assicurare ai fedeli le celebrazioni, la predicazione, la catechesi e anche la carità,dimenticando che “la politica è alta forma di carità”. L’incarnazione del Figlio di Dio e il suo ingresso nella storia dell’uomo – che ci apprestiamo a celebrare nuovamente a Natale – esige l’incarnazione del messaggio della salvezza nelle concrete situazioni  storiche, altrimenti sarebbe un messaggio per gli angeli e non per gli uomini. “Propter nos homines et propter nostram salutem discendit de coelis”.

            Il richiamo alla storia mi fa ricordare che siamo  nella terra del Card. Cesare Baronio, sorano, insigne padre della Storia della Chiesa. (Una parentesi. La causa di beatificazione del Card. Baronio aveva trovato nel Beato Papa Giovanni XXIII un forte sostenitore. Negli ultimi anni il punto di forza era P. Cerrato,  superiore dei Padri dell’Oratorio. Ora P. Cerrato è stato fatto Vescovo di Ivrea e la causa del Baronio è rimasta senza sostenitori. Poteva essere l’occasione buona di fare rimanere a Sora come Vescovo il P. Cerrato, ma …).  Non siamo chiamati solo a scrutare la storia del passato, ma a ben interpretare il nostro ruolo di cristiani nella storia presente, mettendo i fermenti per la storia futura. Il Libro dell’’Apocalisse domenica scorsa ci ha ricordato che Cristo è “Colui che era, che è e che viene”. I cristiani si sentono forti del patrimonio dei secoli passati, vivono nel presente la potenza della resurrezione del Signore che si manifesta nella debolezza dei poveri, degli umili, dei migranti, degli esclusi, sono vigilanti nell’attesa della parusia.

            Mi sia permesso fare un’ultima contestualizzazione storica, quella della nuova evangelizzazione, e non perché oggi tutti nella Chiesa ne parlano. E’ l’orizzonte socioculturale del mondo che lancia le sfide all’evangelizzazione, che si chiama nuova non da adesso, ma almeno dal               21 settembre 1978, quando ne parlò per la prima volta il Card. Stefan Wyszynsky, in vista della rinascita spirituale dell’Europa. L’incontro con la secolarizzazione avanzata, il modello dominante di una società di individui, la diversa visione dell’uomo, sono tutte sfide alla missione della Chiesa. Lo scenario culturale, lo scenario sociale, lo scenario dei mezzi di comunicazione, lo scenario della ricerca scientifica e tecnica, sono i nuovi aeropaghi per la nuova evangelizzazione.

            In questi scenari dobbiamo concretizzare la nuova evangelizzazione come servizio alla relazione con gli altri e come servizio al vincolo sociale. La sfida è quella di riuscire a combinare due aspetti: da un lato l’accoglienza della Parola di Dio che ci modella in tutto quello che siamo,e la pratica dell’amore di Dio nella verità, dall’altro  la seria considerazione del servizio personale, sociale, culturale, economico e politico ai nostri fratelli, fino al punto in cui possono aprirsi ad una rinnovata esperienza di vita nello Spirito del Signore. Dio non si è allontanato dalla storia”.