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Enzo Di Stefano: Il tribunale come simbolo di una città stanca di essere ridimensionata

Presidente Di Stefano, cosa rappresenta il tribunale di Sora?

Non mi fermerei soltanto al significato puramente istituzionale, che rimane comunque di alto livello. Il tribunale rappresenta anche e soprattutto un punto di riferimento per una città che non vuole più sentirsi defraudata e ridimensionata nelle proprie aspettative. Nel corso di questi anni abbiamo dovuto cedere a troppi diktat provenienti dall’alto. Questo non può più accadere.

 

Secondo lei è possibile la sua salvezza?

Io credo che fino a quando esiste anche una sola speranza noi dobbiamo fare di tutto per salvarlo. Già in passato ho voluto porre l’attenzione su questo tema, sottolineando anche come l’intera classe politica avesse il dovere di dimostrarsi unita per affrontare la battaglia. Proprio come successe, tanto per fare un esempio, quando si trattava di salvare il tribunale di Cassino. Sono contento di vedere che, seppur con ritardo, finalmente anche l’amministrazione comunale stia cominciando a muoversi concretamente, dando ascolto alle richieste degli avvocati del foro sorano, che hanno ben chiari i passi da compiere. Speriamo solo che non sia troppo tardi.

 

Qual è l’obiettivo da raggiungere?

Sostanzialmente, l’obiettivo attuale è quello di prendere tempo e di riuscire ad ottenere un proroga di qualche mese. Ho la convinzione, infatti, che il nuovo governo che andrà in futuro ad insediarsi tornerà a valutare l’effettiva fondatezza di alcuni punti del Ddl stabilità, che sotto questo aspetto si sta dimostrando molto carente, garantendo così la sopravvivenza del foro cittadino.

 

In che senso?

Nel senso che è stato dimostrato che i risparmi dei costi di gestione di tribunali come quello di Sora sarebbero davvero molto contenuti e praticamente irrilevanti. Anzi: venendo a mancare un centro che è importante anche per l’indotto dei servizi, si verrebbe a creare un danno economico importantissimo per la città e per il comprensorio. Credo si  sia ampiamente capito, ormai, che i centri di spesa da tagliare siano ben atri e ben più importanti.

 

Cosa auspica per il futuro?

Una sola cosa: unità di intenti e voglia di portare avanti questa battaglia fino a quando non saremo riusciti a far valere le nostre ragioni, che poi sono le ragioni di un comprensorio di decine di migliaia di abitanti.