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ERANO A LAVORO MA RISULTAVANO IN CASSA INTEGRAZIONE, 11 DENUNCE

Una società di Ceprano, operante nel settore della meccanica, utilizzava mano d’opera di personale che risultava posto in cassa integrazione. A scoprire l’illecita condotta, attuata dal legale rappresentante della società con la complicità di alcuni lavoratori dipendenti, è stata la Guardia di Finanza di Ceprano nel corso di accertamenti ed indagini di polizia giudiziaria avviate 2 anni fa’, che avevano consentito di rilevare l’originale e illecito sistema per traslare il costo del lavoro interamente sulle casse dell’I.N.P.S.. La società investigata, infatti, aveva richiesto ed ottenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali l’autorizzazione alla procedura della cassa integrazione guadagni straordinaria (c.i.g.s.): in tal modo, l’orario di lavoro dei dipendenti interessati veniva ridotto da 40 a zero ore settimanali, con un’integrazione salariale corrisposta dall’I.N.P.S. nella misura dell’80% della retribuzione globale.

Gli accertamenti eseguiti avevano consentito di individuare, nell’aprile del 2014, 5 lavoratori dipendenti della società cepranese che, seppur posti in cassa integrazione, avevano continuato a lavorare alle dipendenze della stessa. Lo sviluppo delle investigazioni ha consentito di individuare, relativamente all’anno 2010, ulteriori 5 dipendenti che, con la complicità del vertice aziendale, hanno prestato la loro opera presso l’azienda pur beneficiando della c.i.g.s., determinando un indebito profitto per la società cepranese e un correlato danno per le casse dell’I.N.P.S. per un ammontare di circa 38.000 euro, corrispondenti a circa 2.000 ore di cassa integrazione.

Ma queste non sono le sole condotte illecite rilevate in capo all’azienda cepranese investigata. Infatti essa, nonostante avesse collocato in cassa integrazione la metà delle sue maestranze, aveva assunto falsamente, con contratto a tempo indeterminato, 5 lavoratori che però, di fatto, non hanno mai lavorato in azienda, al solo fine di consentirne l’accesso agli strumenti di protezione e politica sociale, quali l’integrazione salariale e l’indennità di disoccupazione, percepiti in maniera continuativa dall’anno 2010 al mese di febbraio 2016. Complessivamente, le integrazioni salariali indebitamente percepite ammontano a circa 170.000 euro. L’imprenditore di Ceprano, con un passato di amministratore pubblico locale, ed i 10 dipendenti coinvolti nella vicenda illecita, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Frosinone per truffa aggravata ai danni dello Stato.