REDAZIONALE

IL PREFETTO, I CANDIDATI, LA MANGIATOIA

Dal prof.Michele Santulli, riceviamo e pubblichiamo:

“Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro” (Art.51 Costituzione). Questo è quanto impone la Carta Costituzionale in merito a tutti i candidati a qualsivoglia carica elettiva (sindaco, consigliere, deputato, ecc.). Come si vede  “funzioni elettive” e “posto di lavoro ” sono un tutt’uno, sono imprescindibili, l’una è la condizione dell’altra, non la moglie o la madre, ecc.. E poco dopo (art.54) aggiunge i requisiti connessi: disciplina ed onore,  due macigni, che racchiudono tutto quanto ci si possa aspettare da un cittadino  degno di questo titolo  che intende cimentarsi nel governo di una istituzione pubblica,  macigni pesantissimi. Guardandoci solo attorno e leggendo perfino le cronache dei media ci avvediamo, al contrario, che i detentori di funzioni elettive e pubbliche, o la maggior parte di essi, hanno convertito e mutato i macigni in sabbia o perfino ovatta, cioè assistiamo allo spettacolo incredibile e pernicioso che chiamati o, ancora meglio: eletti, a delicate funzioni elettive che concernono la esistenza  e il benessere di milioni di cittadini, vediamo presenti gente che nessun titolo o merito possiede né tanto meno il requisito  imperativo imposto dalla Costituzione e cioè un mestiere e una professione all’insegna della ‘disciplina’ e dell’’onore’: cioè  personaggi senza arte né parte, galoppini di partito e portaborse,  figli di papà, sfaccendati,  eterni studenti,  avventurieri, veri e propri falliti, quasi tutti ignoranti come le vacche, non di rado le mantenute e le amiche di capibastone, li vediamo da anni a parassitare sul sangue della collettività beatamente, senza nulla dare e senza nulla produrre,  nella completa e totale indifferenza -ecco la vera loro fortuna!-  sia di quelli investiti delle verifiche e dei controllo e sia dei rispettivi ‘elettori’, causando di regola disastri amministrativi, ambientali, paesaggistici, morali, senza menzionare gli  incredibili privilegi.Li incontriamo sulle prime pagine dei media solo quando procedono a salutazioni e congratulazioni o discorsi alla luna e regolarmente quando si tratta di descrivere le feroci lotte intestine di partito o di camarilla che hanno per oggetto candidature o posti di responsabilità  e quindi prebende e soldi: li vediamo a contatto della gente solo quando si tratta di processioni o manifestazioni pubbliche o di assembramenti di popolo o di  mangiamenti.

Come mai tale paurosa dicotomia e evidente divergenza tra il postulato costituzionale e la realtà? In effetti guardandosi attorno si costata che più passa il tempo, più le cariche elettive diventano  appannaggio anche di personaggi letteralmente senza arte né parte, di falliti, di avventurieri che hanno capito quanto purtroppo sia diventato facile ed agevole mettere le mani sulla pubblica mangiatoia: in effetti è sufficiente convincere anzi subornare e sedurre una certa quantità di persone con raccomandazioni, promesse, elargizioni, buoni benzina, pacchi di pasta, pochi soldi e qualche cena, ecc. e il gioco è fatto: in effetti questi assaltatori della pubblica diligenza si distinguono tutti per  capacità parlatorie fuori del comune, rispetto alle quali Demostene e Cicerone erano degli allievi! E sia chiarito che in realtà l’unico motivo ufficiale ostativo alla candidabilità sarebbe una condanna penale, almeno così è scritto, pur se anche in questo caso le eccezioni sono infinite! Altre inibizioni ed impedimenti non esistono! E perciò si spiega lo spettacolo distruttivo al quale si assiste, dove più dove meno: autentici sfaccendati, senza citare i veri e propri delinquenti e camorristi annidati nel contesto generale che parassitano da anni, indisturbati,  senza remora alcuna né ritegno, sulle spalle della collettività, senza nulla dare di gratificante e di buono.

E’ in questo momento della divaricazione e divergenza tra il dettato costituzionale e la perniciosa realtà che si innesta il punto critico: chi è abilitato e autorizzato a controllare e a verificare che le candidature alle cariche elettive rispondano ai requisiti di Legge? Come è stato possibile che col tempo la carica elettiva sia divenuta normale appannaggio  di autentici predoni e malversatori o di semplici parassiti? Chi è venuto meno alla verifica e al controllo preliminari, con enorme e irreversibile danno per la collettività?

Il Prefetto rappresenta lo Stato e la Nazione cioè la solennità dello Stato nel territorio, l’occhio   della Nazione e quindi dei cittadini, su tutti i fatti di qualsivoglia genere  e tipo che si registrano nella provincia: tutti i poteri necessari e richiesti per far rispettare  la solennità dello Stato sono messi a sua disposizione: tutti!  Lo svolgimento della esistenza comune in ogni suo aspetto è nella competenza e obbligo della Prefettura: la malagestione e la disfunzione  esigono il diretto intervento della Prefettura: salvo mansioni specifiche, la Prefettura è sempre l’ultima istanza per tutte le incombenze che concernono la esistenza dei cittadini: è l’occhio della Prefettura che ha l’obbligo e il dovere  di accertarsi che le regole dello Stato vengano applicate e rispettate. Ultima istanza, cioè quella definitiva e determinante, quindi lo scaricabarile  non è previsto.

Si deduce che fino ad oggi l’occhio della Stato, la Prefettura,  è stato affetto  da cataratta: solo così si spiega la presenza di avventurieri e di falliti e di sfaccendati, di camorristi, di  ladroni sui pubblici scranni, con quello che ne consegue e viviamo.

Per la stessa ragione si spiega che ancora oggi si ammirano sui luoghi, a sommo dileggio e discredito, gli offensivi autovelox sulla Frosinone-Ferentino nuovi di zecca, inutilizzati da quattro anni come pure quello a Cassino sulla Sora-Cassino da almeno quindici abbandonato e esposto al ludibrio del viaggiatore. Come cittadino della strada mi chiedo pure  come mai la Corte dei Conti non intervenga  sulla sua, di cataratta,  di fronte a tale osceno sperpero di soldi pubblici.