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IL RITRATTO DI DUE ECCELLENZE AL TEATRO MANZONI – LUCIANO SALCE E VITTORIO GASSMAN

Riceviamo e pubblichiamo:

L’incontro con il regista Emanuele Salce ha regalato al pubblico dei giovani allievi della “Scuola di Attori” del Cut Cassino un viaggio nella vita e nella carriera di due protagonisti indiscussi del cinema e del teatro italiani. I docufilm “L’uomo dalla bocca storta” e “La lunga strada” in proiezione lunedì pomeriggio nella sala del Teatro Manzoni hanno rivelato aspetti della vita privata e soprattutto artistica di Luciano Salce e Vittorio Gassman e riacceso il ricordo di un periodo memorabile della creatività teatrale e cinematografica del nostro Paese. “Questo appuntamento vuole innanzitutto ristabilire la memoria storica – ha sottolineato Giorgio Mennoia, direttore artistico del Cut – alla presenza di testimoni d’eccezione come Emanuele Salce, Andrea Pergolari, Giuliano Compagno e Paolo Giommarelli che con il loro lavoro hanno contribuito a raccontare due protagonisti dello spettacolo italiano del Novecento”.

La lunga strada” mostra Gassman nel suo essere attore, partendo proprio dall’interpretazione della poesia di Ferlinghetti che dà il nome al documentario. “È stato difficile trovare un titolo che fosse riassuntivo ma non riduttivo” ha spiegato Emanuele Salce, autore del mediometraggio insieme a Tommaso Pagliai. La scelta finale ha così richiamato quei versi che hanno accompagnato Vittorio nell’arco di quarant’anni provocando in lui “consolazione e stupore” come solo la poesia può fare. Nei trentotto minuti si succedono esibizioni a ritmo serrato e riflessioni, pause nel dietro le quinte e monologhi, spaziando nella sua lunga carriera. Ogni breve frammento è in grado di restituire lentamente al pubblico la voce profonda, i mille volti e l’inconfondibile arte del Mattatore. “Sono più a mio agio sul palcoscenico che nella vita privata: il teatro è protettivo, è una zona franca, lì si è immortali” così descriveva quel mondo che lo aveva inevitabilmente catturato e incantato ma al contempo ammetteva di “non essere un attore per nascita: da piccolo ero pieno di ombre e timidezze”. Emanuele Salce nell’ordinare materiali, rappresentazioni e battute ha lasciato spazio anche a piccole confessioni, quelle che aprono spiragli luminosi sulla vita privata di Gassman, dettagli che hanno come sfondo Genova, che narrano di un padre dolce e mite e di una madre dall’ottimismo trascinante e motore della sua carriera.

L’uomo dalla bocca storta” racconta Luciano Salce a tutto tondo: l’uomo, l’attore, l’intrattenitore, e poi ancora lo sceneggiatore, il regista e l’autore originalissimo di un cinema satirico basato sulla caricatura dell’elemento umano. Tutto il percorso artistico viene raccontato partendo dalla vita e dalla personalità di Salce, ricorrendo a testimonianze dirette, lettere, foto e filmati. “Io e Andrea Pergolari cercavamo un titolo che non fosse banale – ha spiegato il figlio Emanuele – e questa sua particolarità estetica rappresentava perfettamente la sintesi della sua storia, il simbolo della sua maschera”. Molte voci illustri parlano di Luciano Salce con una profonda ed onesta ammirazione definendolo una rarità, un’eccezione, una fra le persone più importanti dello spettacolo italiano, l’intellighenzia. Nel passaggio dietro la macchina da presa fu ancora più evidente la sua attenzione ai dettagli e la cura per il lavoro, la grande facilità nel dirigere sul set cinematografico e la capacità di capire e interagire con gli attori. Fu un innovatore, un esempio di non conformismo artistico davvero unico nel panorama italiano. L’umorismo è il carattere che più l’ha distinto e reso irripetibile, un umorismo probabilmente “difensivo”, una ipersensibilità camuffata. “Mi considero un artista misconosciuto, incompreso, la Rai non ha mai fatto un ciclo su di me… neanche un triciclo!” così Salce ironizzava in tv su se stesso. Un’ironia che a distanza di tanti anni fa sorridere dolorosamente pensando alla scarsa attenzione che piccolo e grande schermo hanno riservato negli ultimi vent’anni a una delle eccellenze della cultura italiana: un’indifferenza e un’inspiegabile tendenza alla dimenticanza che lascia attoniti e amareggiati.

A chi invece vuole accostarsi al mondo dello spettacolo in tutte le sue declinazioni, come i giovani allievi della “Scuola di Attori” del Teatro Manzoni, Emanuele Salce ha suggerito di vedere i mostri sacri del cinema e del teatro come “predecessori, padri fondatori, personaggi da cui ricevere ancora oggi una lezione indiretta poiché rappresentano una fonte di ispirazione e un lascito culturale di grande entità”. La generazione di Luciano Salce e Vittorio Gassman ha vissuto un momento artistico di immenso valore regalando al mondo opere, talenti e intuizioni dal notevole peso artistico tali da non poter essere relegate oggi in una stanza chiusa del passato. “La memoria del trentennio che va dai Cinquanta ai Settanta e dei suoi protagonisti è un’eredità importante che deve essere messa a frutto, affinché rimanga viva e sia suggestione per nuove creazioni”. Anzi i giovani che si avvicinano al mondo dello spettacolo “devono affrontare la paura dell’eccellenza, devono saper riconoscere la vocazione in se stessi e intraprendere una strada solo se fermamente scelta”  ha così concluso l’incontro lo scrittore e saggista Giuliano Compagno.