IL CAMEO, ARTE E TRADIZIONE

LA PALA D’ALTARE DEL 1761 DELLA CATTEDRALE DI AQUINO – STEFANO DI PALMA PRESENTA IL SUO LIBRO

di Stefano Di Palma

Cari amici, come autore del libro dal titolo “Il pittore svelato”, pubblicato recentemente con il Centro Documentazione e Studi Cassinati, è mio desiderio condividere con voi il frutto delle mie ricerche che vertono sulla produzione del pittore locale De Angelis, considerando il vertice qualitativo della sua produzione, ovvero una tela destinata alla perduta cattedrale di Aquino.

In quest’opera, il tema sviluppato dal pittore è quello dell’Apparizione del Sacramento con i Santi Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio. Protagonisti assoluti del dipinto sono proprio i due Dottori situati in un interno – nello specifico una stanza da studio – descritta da alcuni elementi. Uno scenico tendaggio verde circoscrive il luogo nella parte di sinistra assumendo un ricco panneggio, procurato dal nodo di un cordoncino, mentre nella parte di destra si scorge un albero.  Nello spazio così incorniciato sono svelati all’osservatore altri particolari, ossia uno scaffale occupato da alcuni volumi, sullo sfondo un balcone che si affaccia su un esterno e un gradino in primo piano che determina le collocazioni dei due santi; a sinistra sopraelevato c’è san Tommaso (1225 ca-1274)  seduto dietro un elegante scrittoio, mentre a destra inginocchiato sulla quota del pavimento c’è san Bonaventura (1221-1274).

L’Aquinate è raffigurato con l’abito del Ordine domenicano e presenta un disco luminoso sul petto; il suo sguardo ispirato è rivolto verso l’alto e le sue mani sono impegnate nello scrivere su un grande libro aperto, da cui si scorgono le parole “Pange lingua Gloriosi”, e nel sostenerlo in modo alzato con un gesto di spirituale riserbo. Il Bagnorese è raffigurato con l’abito dell’Ordine francescano; il  suo viso è rivolto umilmente verso il basso e il gesto delle mani portate sul petto sottolinea tale contegno.

La balaustra situata sul fondo stabilisce una utile cesura tra lo spazio terrestre, abitato dai due personaggi, e quello celeste dove, in alto, si consuma l’apparizione del Santissimo Sacramento.

La particola consacrata, corredata del nome di Gesù (JHS), è racchiusa in un ostensorio eucaristico del tipo a sole accompagnato da cinque teste di angeli che incedono su una vaporosa curva di nuvole che vivacizza la composizione e sottolinea la trascendenza dell’evento. Sono presenti altri angeli (due teste si scorgono in alto a destra, un putto a mezzo busto è ritratto a sinistra) e dal pane eucaristico partono dei raggi di luce che toccano i due protagonisti.

In basso a sinistra si legge l’iscrizione così formulata “Anno 1761 De Angela Terre Casaluery fecit”. Il tema si rifà alla tradizione che ricorda, negli anni sessanta del Duecento,  la presenza sia di san Tommaso che di san Bonaventura ad Orvieto,  e l’ordine impartito ai due santi dottori da parte di papa Urbano IV  di comporre l’Ufficio per la festa del Corpus Domini, istituita in seguito al miracolo eucaristico verificatosi a Bolsena nel 1263; ebbene, la tradizione ci tramanda che Bonaventura avendo visto ciò che già aveva scritto san Tommaso fece a pezzi il proprio componimento convinto che non avrebbe fatto nulla di meglio.

Con questa iconografia Pasquale De Angelis, pittore nativo di Casalvieri ed operante nella seconda metà del Settecento nei territori delle antiche diocesi di Sora e di Aquino, condensa il racconto e propone san Tommaso come compositore eucaristico mentre san Bonaventura accetta le superiori doti intellettuali del collega d’incarico. Badate bene, l’apparizione del Sacramento in alto non si sta consumando al momento (infatti non è riportata dalle fonti) ma è un espediente visivo per rendere tangibile allo spettatore il tema per il quale san Tommaso sta adoperando il suo ingegno.

Dalle mie ricerche, è emerso che la pala d’altare era ubicata nella cappella del Sacramento della perduta cattedrale di Aquino. Del resto il tema eucaristico è ben aderente a questa collocazione e trattandosi di un tema colto è ipotizzabile che sia stato suggerito al pittore da un altrettanto colto committente come potrebbe essere stato un canonico della cattedrale se non addirittura il vescovo dell’epoca Giacinto Sardi. E’ evidente che l’intento perseguito è duplice:  la pala era destinata alla cappella del Sacramento della cattedrale di Aquino e questo tema intende far emergere la devozione eucaristica garantendo altrettanto l’esaltazione di san Tommaso, nella sua terra di origine, come innografo eucaristico e dunque proposto al pio fedele come esempio da seguire.

Eccezionalmente scampata alla distruzione della chiesa cattedrale avvenuta con il bombardamento verificatosi nel maggio del 1944, la pala, assieme a pochi altri oggetti liturgici superstiti è stata trasferita dapprima presso la chiesa della Madonna della Libera e poi in un deposito della nuova cattedrale. Seriamente  danneggiata, l’opera è stata restaurata nel 2014 nei laboratori di restauro dei Musei Vaticani anche se, come ho constatato assieme al sindaco di Aquino durante la presentazione del libro, ancora resta in attesa di una nuova e consona collocazione che la possa rendere finalmente fruibile al pubblico.