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La verità ti fa male, lo so.

Quello che sì è consumato giovedì sera in Consiglio comunale è uno strappo grave, avvenuto senza il minimo garbo istituzionale. Prima di stare a disquisire sui futuri scenari amministrativi, sulla reale possibiltà dei consiglieri di opposizione di pungolare chi ha la responsabilità di amministrare la città e sul prezzo per ricucire la ferita lacerante tutta interna alla maggioranza, Sora e i sorani dovrebbero esaminare con attenzione le modalità (vedasi il video) con cui è maturata l’astensione del Presidente della massima assise cittadina su quello che è il documento principe dell’azione governativa: il Bilancio, appunto. I problemi vengono da lontano, anche se tutti, fin dalla nascita del gruppo amministrativo, hanno provato a smorzare, smentire, sminuire. Ma è stato come nascondere la polvere sotto il tappeto. Il culmine è stato raggiunto in occasione delle ultime elezioni regionali, con il Sindaco e il Presidente del Consiglio comunale – protagonisti di ieri e di oggi – schierati a sostenere candidati opposti sotto la stessa bandiera: sposati in Comune, separati oltre i confini municipali, con il Sindaco a sostenere il fratello Valter (perché certe cose è meglio mantenerle sotto il controllo della famiglia) e Iula fedele sostenitore di Mario Abbruzzese e, cioè, di un percorso politico iniziato due anni addietro ed allora condiviso dai Tersigni. La ‘separazione in casa’ vissuta alle ultime elezioni regionali non è stata mai superata, anzi! CI si è reciprocamente promessa vendetta, con evidenti difficoltà di relazione peggiorate di giorno in giorno. Ed è stata solo una questione di tempo, giusto quello necessario a far raffreddare gli animi ancora caldi per la competizione elettorale e trovare l’occasione giusta per giocarsi il proprio peso in città. Detto, fatto. Quale migliore occasione della seduta per l’approvazione del Bilancio? In politica, ci sta. Non ci sta, invece, che un Sindaco intimi al ‘suo’ Presidente del Consiglio, di andare a posizionarsi sui banchi dell’opposizione (“Vai là”), come se fosse un appestato e solo perché questi sta pronunciando la sua intenzione di voto – l’astensione – con tanto di motivazione, individuata in un mai sottaciuto disagio politico e amministrativo; non ci sta, perché, al netto del nervosismo (quello se ne ha da vendere) c’è un principio che si chiama “rispetto” (questo sconosciuto!) per le persone prima, e non di meno per i ruoli e, diciamolo pure, per la città tutta. Il garbo istituzionale, in Comune, si sa ancora cos’è? “La verità ti fa male, lo so”, cantava Caterina Caselli. E la città ha assisto all’ennesimo spettacolo indecente. Crediamo che Sora meriti di più!