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LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO: LA RECENSIONE DI ANNALAURA REMONDINA

Uno dei libri più venduti della storia. ‘Lettera a un bambino mai nato’, di Oriana Fallaci, continua ancora oggi a dividere, anche se, su un punto, sono tutti d’accordo: si tratta di un capolavoro che, dopo quasi quarant’anni, è ancora più attuale che mai Poche pagine, intensissime, tradotte in circa trenta lingue e famose in tutto il mondo. Qui di seguito potete leggere un’interessante recensione scritta per Soraweb da Annalaura Remondina, che ringraziamo

“Una donna. Una donna senza nome, nè volto. Una donna di mezza età, o forse anche più giovane, bruna, mora, bionda o rossa. Alta, bassa, magra o grassa. Con occhi verdi o castani. Non si sa; di lei non viene detto niente, forse anche per facilitare un’ipotetica identificazione con la protagonista delle pagine schiette e brutali di “Lettera ad un bambino mai nato”, della grande donna che fu Oriana Fallaci.

Molti hanno etichettato questo libro come un testo pro o contro l’aborto; eppure, se si legge questo libro senza pregiudizi, ci si rende subito conto che non lo si può catalogare. Perchè? Per il semplice fatto che nemmeno la protagonista sa cosa pensare della sua vita e della vita che sente crescerle dentro.
Dapprima, infatti, mette in guardia il bambino sulle brutture del mondo, poi si dispiace ed inizia a raccontargli storie fantasiose nelle quali le chiede di immaginarla come un dolce e fiabesco Peter Pan… ma, di fondo, il “fil rouge” che pervade ogni pagina è il desiderio straziante ed incompiuto di un Amore Vero, senza preconcetti, senza barriere che, probabilmente, il bambino, alla sua nascita, riuscirà ad insegnarle.

Purtroppo, però, quel bambino non vedrà mai la luce fuori dalla pancia della madre, non arriverà mai nemmeno ad avere un vero e proprio corpo, probabilmente stroncato dalle parole dure che la madre, nell’indecisione, spesso gli ha rivolto.

Ma non sta a noi giudicare, a nessuno di noi. A noi non resta altro da fare che scioglierci dinanzi alla delicatezza dell’inno alla Vita con il quale Oriana aiuta la protagonista a concludere la sua storia: “Perché avrei dovuto, mi chiedi, perché avresti dovuto? Ma perché la vita esiste, bambino! Mi passa il freddo a dire che la vita esiste, mi passa il sonno, mi sento io la vita. Guarda s’accende una luce. Si odono voci. Qualcuno corre, grida, si dispera. Ma altrove nascono mille, centomila bambini, e mamme di futuri bambini: la vita non ha bisogno né di te né di me. Tu sei morto. Forse muoio anch’io. Ma non conta. Perché la vita non muore”.