CULTURA E INTRATTENIMENTO

ONDA SU ONDA – RECENSIONE

Visto per voi da Mafaldinya

Ancora devo capire se mi è piaciuto realmente. Di certo è che nutro gran rispetto e ammirazione per i due protagonisti della storia. E questo influisce sul mio giudizio che non riesce ad essere negativo del tutto.

Ruggero Chiaromonte (Alessandro Gassman) è un cuoco che gli eventi della vita hanno confinato su un vecchio mercantile. È una persona solitaria che ha paura di scendere a terra perché questo comporterebbe dover affrontare le proprie paure. Sulla nave sale Gegè Cristofori (Rocco Papaleo, anche regista del film), un cantante attempato e un po’ cialtrone, ormai al tramonto, ingaggiato per un concerto live a Montevideo. È l’occasione di una vita e lui ha puntato su questo avvenimento per rilanciare se stesso come cantante melodico.

I due non hanno simpatia l’uno per l’altro e si azzuffano come due ragazzini. Lo strappo tra loro si ricuce nel momento in cui Ruggero si sostituisce a Gegè, messo fuori gioco da un improvviso calo di voce. Ad attendere i due, Gilda Mandarino (Luz Cipriota), una giovane donna che si spaccia per l’organizzatrice dell’evento. I destini di ciascuna persona si intreccia con quello dell’altra. Ma non tutto è come appare. E nessuno è chi dice di essere.

Non vado oltre. Nel gioco di “cosa salvo”, in prima battuta metto le musiche che punteggiano l’intero film. Si va da Onda su onda di Paolo Conte a Bella ciao, dalle suggestioni jazz dell’orchestrina dei marinai (gli Artisti Rudy Pusateri, Ciccio & Gerry Accardo) alle canzoni dello stesso Papaleo…uno swing che cattura, trascina e fa suonare. Salvo, inoltre, l’interpretazione di Gassman e di Papaleo, entrambi molto credibili. Il primo, ombroso e chiuso; il secondo, egocentrico, rozzo ed esuberante. Una bella accoppiata.

Non mi è piaciuta, al contrario, né l’interpretazione femminile, né tantomeno quella del capitano, una macchietta che mal si coniuga con le atmosfere del film. L’ho trovata fuori luogo e ridicola.

Non ho riso molto. Ho sorriso però. L’atmosfera generale è di profonda malinconia. Forse l’ambientazione a Montevideo ha concorso a questa sensazione o forse è stato il ritmo lento (troppo lento) di alcune scene a darmi questa sensazione. Sono uscita dal cinema con questo senso di incompiutezza. Non so, forse non sono riuscita ad approdare dove il regista voleva condurci.