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PETRICCA IN MAGGIORANZA, L’AFFONDO DI SINISTRA UNITA

Dal gruppo Sinistra Unita di Sora riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa.

Il finto moralismo e il moralismo di comodo….

…proprio come se la verità non esistesse più, come se le azioni fossero svincolate da una loro evidenza, da un semplice, per quanto vergognoso, significato. Dopo certe azioni, il dolore più grande lo infliggono le parole. Parole violentate da personaggi consapevolmente in malafede e che fanno esercizio di una retorica neanche forbita, anche quella di infimo livello, coerente con il degrado che nel frattempo hanno voluto costruire intorno alla politica per svuotarla di significato!

Un consigliere comunale, candidato nel 2006 con Casinelli svolge, negli anni di quell’amministrazione, un incarico retribuito presso la farmacia comunale. Alla scadenza di quel mandato, proprio quando non viene rinnovato nell’incarico, lascia il PD e l’anno dopo si candida con Di Stefano. Dopo un po’ aderisce di nuovo al PD e con questo partito sostiene, dal 26 settembre, un’amministrazione di centro destra. Tutto “ovviamente” per il bene comune. Perché la città sta morendo e quindi…a lui vengono chiesti questi sacrifici di identità. Ora, tralasciando il giudizio su questi comportamenti, quello che ci preme analizzare è l’aspetto politico della faccenda. Sull’uomo, coerentemente con il principio che per noi il personale è politico e, non avendone sufficiente stima, lasciamo ad altri il giudizio.

La fase politicamente più inquietante ed interessante della vicenda, però, si sta aprendo dopo il passaggio in maggioranza del PD insieme al NCD e con Forza Italia all’opposizione. L’appoggio del consigliere Petricca all’amministrazione Tersigni ha riportato in scena una farsa vecchia già di alcuni anni. Una volgare lotta di potere che interessa i territori del feudo di Frosinone e che svela come maggiori colpevoli non solo i due contendenti principali, bensì le schiere ossequiose ed opportuniste degli ascari locali che, per ingraziarsi i padroni, si azzuffano senza pietà. Con la speranza, in effetti sempre ben retribuita e riconosciuta, di qualche piacere personale. Il tradimento che certe azioni perpetrano, però, non resta confinato negli ambiti personali e di partito. Sono tradimenti che hanno come conseguenza la sconfitta della politica come pratica virtuosa. Che lasciano il popolo ancora una volta convinto dell’impossibilità di un cambiamento di metodo reale, vero, profondo.

Non si tradiscono quindi soltanto i propri elettori con certe meschine strategie e certi opportunismi. Si distrugge un tessuto collettivo di relazioni, di appartenenze, di identità. E la cosa buffa è che nell’ambito dello stesso partito, cioè da personaggi supportati da logiche identiche e speculari, blateranti moralismi di comodo e considerazioni di nessun conto, si chiama a raccolta la città ognuno contro la banda rivale. Come se le persone, gli elettori, possano appassionarsi alla lotta tra questi gruppi di potere. Gli stessi individui che hanno, per il loro egocentrismo anacronistico e patologico, soffocato la voglia di cambiamento che Sora richiedeva nelle passate tornate elettorali, oggi gridano allo scandalo. Quelli che hanno fatto i viaggi della speranza tra Sora e Frosinone per andare a prendere ordini sulle strategie da adottare in passato, oggi si indignano contro i loro degni compari. Insomma, in città si è creata una tale babele di urla e di schiamazzi che pochi ormai riescono a capire il senso di questa vicenda penosa. Una sinistra vera però, coerente e trasparente, esiste a Sora.

E’ distante da questa baruffa di paese e richiama tutti coloro che hanno a cuore un’idea alternativa di progetto amministrativo per la città ad una partecipazione critica ed attenta rispetto a queste vicende. Invita ad un distacco necessario da certi personaggi e da certe logiche che non possono appartenere a chi individua nella politica una proposta di cambiamento di metodo e di obiettivi. E che propone la coerenza come esempio di pratica. Una sinistra che rifiuta, allo stesso tempo, l’idea di integralismo dialettico a noi attribuito e che ha consentito, almeno finora, di tenerci fuori da ogni elaborazione strategica per la nostra città.