CULTURA E INTRATTENIMENTO

PRESEPE NELLE SCUOLE: SI’ O NO?

Da Gianni Fabrizio riceviamo e pubblichiamo una riflessione di don Mario Zeverini

“Con l’avvicinarsi delle feste natalizie si riaccende  il dibattito:“presepe sì, presepe no” e non solo, come sta avvenendo in tante parti. Desidero sottoporre alla attenzione di tutti una riflessione su un argomento che fondamentalmente è culturale e lo si vuol far passare per un gesto religioso ed anche di culto. Lo stesso si dica per le recite in cui bisognerebbe perfino togliere il nome di quel “rivoluzionario “ che corrisponde al nome di Gesù di Nazaret.  “Non lo facciamo il presepe, si sente dire in alcuni casi, per non urtare la suscettibilità degli alunni stranieri e di altre confessioni”.

Il presepe non è un atto di culto ma, prevalentemente, un fatto culturale; in esso c’è un concentrato di simboli. Questa  simbologia è ricca di tanti valori e di tradizioni, compresi quelli  a cui tutti dicono di riferirsi, ossia quelli della nostra Costituzione. Il “bambino” del presepe ha certamente una sua origine e una sua storia di adolescenza e di uomo maturo. I suoi insegnamenti sono soprattutto a favore e per il bene dei più deboli, gli  indifesi e gli emarginati,  come i pastori di allora, l’uccisione dei bimbi di Betlemme,  i tanti Erode della storia,  i saggi Re Magi  dell’oriente.  Nel corso dei tempi il presepe ha dato modo a tanti artisti di esprimere tutto il loro potenziale di arte; ed oggi nelle scuole si potrebbe sfruttare, per gli alunni, la creatività, la collaborazione, il lavorare insieme, la visualizzazione di tutti i valori più sani e significativi dell’uomo.

Il presepe è anche un fatto storico; infatti con esso si ricorda  l’evento che sta alle radici della nostra civiltà. A prescindere dall’adesione alla religione cattolica, negare l’evento del natale di Gesù di Nazaret, significa ancora negare l’origine della nostra civiltà e di tanta parte della nostra cultura. Queste proibizioni si manifestano come  un vero atto violento e anticulturale. Difatti  non a caso i nazisti furono i primi ad abolire il Natale della cultura europea, sostituendolo con il ritorno alla festa della luce. In seguito è stato avversato soprattutto per motivi ideologici. Fare il presepe a Scuola non impone a nessuno di diventare un cristiano, ma si propone un simbolo di amore, di accoglienza, di condivisione con gli ultimi, un segno di pace: “ alla sua nascita “tutto il mondo conosciuto era in pace”, di fratellanza universale, memoria del sorgere del cristianesimo, fondamento e  portatore di valori universali . La laicità, spesso invocata, è un metodo e non un contenuto; ossia un modo ragionevole di avvicinare la  realtà e impedire che una posizione  predominante prevalga in modo violento sulle altre. La vera laicità include e non esclude, come spesso accade, apre al confronto, non mette fuori la porta le culture, le religioni, le tradizioni, ma  le valorizza al meglio.

La stessa neutralità religiosa offende tutti, l’uomo è da sempre religioso, porta dentro di sé una radice di divinità.  Babbo Natale che gira da signore nelle scuole, non è forse “Santa Klaus” ossia san Nicola? Anche per i Musulmani, il Natale può essere festa condivisa, perché essi venerano Maria e considerano Gesù l’ ultimo profeta prima di Maometto. In diversi paesi, a maggioranza islamica, il Natale, sia dei cattolici che  degli Ortodossi, è considerata festa nazionale. Una cosa è certa: il presepe non offende nessuno e vi si possono avvicinare tutti, perché è “lì” che  sono accolti tutti. può essere per molti mezzo di integrazione, e non è educativo presen-tare  gli Altri come contrari alle proprie  tradizioni ed alle proprie feste. Senza dubbio, può essere per molti, il nostro presepe, un mezzo di integrazione e di condivisione. Fin da ora: Buon Natale a tutti, ma quello autenticamente cristiano!”

Foto di repertorio