FATTI AD ARTE

SAN VALENTINO CON ANTONIO CANOVA – AMORE E PSICHE

di Stefano Di Palma

Questa scultura, eseguita nel 1793 da Antonio Canova (1757-1822), celebra l’amore con la grazia che contraddistingue tanta produzione artistica di questo autore e ben si presta a fissare visivamente uno speciale ricordo per la festa di San Valentino; del resto la potenza espressiva dell’Arte attraversa i secoli e le ragioni da cui trae origine anche superandole, ed il sentimento amoroso è protagonista in numerosi capolavori come accade in questo esempio.

Per comprendere questa scultura occorre partire dal mito. Amore, chiamato anche Cupido o Eros, era il figlio dispettoso di Venere, dea dell’amore, e di Marte, dio della guerra; armato di dardi dorati del desiderio e delle frecce di piombo della repulsione, Amore divenne il fedele aiutante di Venere che infiammava i cuori di uomini e di divinità. Lo stesso Amore non era immune dal desiderio e si innamorò della principessa Psiche, la fanciulla più bella del mondo. Cupido fece in modo che Psiche fosse trasportata sulla cima di una montagna per essere data in sposa a uno “spirito maligno” temuto perfino dagli dei; Psiche fu sollevata dal vento e sospinta dolcemente in una valle alberata, trovò infine una magnifica dimora dove trascorse i giorni nell’ozio e le notti tra le braccia del misterioso amante che pretese di non farsi mai vedere.

Una notte però, Psiche, mal consigliata dalle sorelle, fu vinta dalla curiosità e accese un lume, lo avvicinò al volto del compagno e vide Amore; una goccia di olio bollente cadde su di lui che si svegliò e volò via; Psiche cercò ovunque Amore, ma invano, e Venere le impose difficili prove come punizione per aver disonorato il figlio. Infine Giove, mosso a compassione dai lamenti di Amore, rese immortale la giovane facendo riunire gli amanti che si sposarono.

Di questa vicenda, tramandata da Esiodo e da Apuleio e densa di numerose letture sul concetto di amore che la rendono emblematica all’uomo antico e a quello contemporaneo, il Canova cristallizza un frammento, ovvero l’incontro dei due amanti, muovendosi su criteri di geniale sintesi: si tratta di un movimento espresso contemporaneamente dal corpo e  dall’anima.

Il gruppo trova esistenza grazie a un preciso schema di partenza confezionato dallo scultore visto che, mediante la messa in scena di una posa che riecheggia un cadenzato balletto, egli formula l’incrocio delle diagonali formate dalle ali di Amore, la sua gamba destra e la gamba distesa di Psiche, per dare massimo risalto al centro ideale dell’opera, il luogo dell’emozione, ovvero le due bocche che stanno per baciarsi. Se le bocche dei protagonisti non si incontrano davanti ai nostri occhi, i corpi ne anticipano l’idillio come ci mostra l’abbraccio tra i due che rende possibile il massimo avvicinamento tra i volti.

Nel complesso il ritmo è lento, sensuale ed invoca una dolce passionalità che precede l’abbandono mentre l’unica nota di animazione è ravvisabile nella tensione delle ali di Amore. Non può essere taciuta anche la grande capacità tecnica dell’artista che riesce a trarre dalla dura superficie del marmo effetti di estrema naturalezza come dimostra ad esempio il brano della carezza con cui Cupido tocca il corpo dell’amata o l’effetto del panno abbandonato che trova massima espressione nel frammento che ricopre le gambe di Psiche.

La redazione di questa scultura è stata studiata dal Canova dapprima mediante alcuni disegni e poi con la messa in opera di almeno due bozzetti in terracotta. In origine il gruppo marmoreo era destinato a un amatore inglese, fu poi acquistato dal principe Murat che lo conservò nel proprio castello di Viliers-la-Garenne e passò infine al Museo del Louvre nel 1824. Si ricorda che esiste anche una seconda versione, più tarda, conservata al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.

Antonio Canova è stato un profondo conoscitore dell’antico. La sua adesione all’ideale classico non si connotò dell’impegno civile e morale che animò molti artisti neoclassici del suo tempo. Lo scultore rifuggiva da qualsiasi eccesso era un moderato, cattolico, legato al papa e alla corte borbonica. Ciò non gli impedì di impegnarsi in battaglie per la salvaguardia e la tutela del patrimonio artistico italiano, saccheggiato da Napoleone durante le sue campagne in Italia e verso il quale mantenne sempre un atteggiamento di distacco.

Il Canova, non sarebbe riuscito a creare i suoi capolavori senza la guida di personaggi coltissimi come ad esempio Carlo Fea. Tali personalità di grande spessore intellettuale seppero indirizzare l’opera dello scultore secondo i dettami della moderna estetica neoclassica. Nella fase cronologica di stesura del gruppo raffigurante Amore e Psiche si riscontra il momento del maggiore successo, anche internazionale, dell’artista che esegue opere a soggetto mitologico come Venere e Adone, Ebe e  più tardi le Tre Grazie.

La fortuna di queste sculture è dovuta al felice accordo stabilito dall’artista tra la grazia raffinata e carica di sfumature  passionali, di gusto settecentesco, e il perfetto equilibrio compositivo e formale della cultura neoclassica.