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SORA – LE PROCESSIONI DELL’ASSUNTA: RITI E TRADIZIONI

di Stefano Di Palma

La solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria appartiene, insieme alla Natività, all’Annunciazione e alla Purificazione, alle quattro festività di origine orientale, giunte in Occidente intorno ai secoli VI-VII. Ancora oggi rimane la festa mariana più “appariscente”, tanto per partecipazione popolare, che per varietà di usanze locali.

A Gerusalemme una celebrazione annuale avveniva, il 15 agosto, nella chiesa costruita da Eudosia vicino al Gethsemani, edificio ritenuto luogo della sepoltura di Maria. L’imperatore Maurizio (582-602) estese la ricorrenza, col titolo di “Koimisis” o “Dormizione”, a tutto il regno d’Oriente. Non si sa con esattezza come questa festa sia passata in Occidente: se ne ha una prima menzione, con l’appellativo mutato in “Assunzione”, nel secolo VII. Probabilmente la diffusione del culto fu dovuta all’emigrazione verso ovest di numerosi monaci orientali, a seguito delle invasioni persiane e arabe di Bisanzio.

Il dogma dell’Assunzione di Maria, cioè della sua piena partecipazione in corpo e anima alla gloria di Cristo risorto, venne proclamato da papa Pio XII nel 1950.

I due poli liturgici in cui a Sora si festeggia l’Assunta sono la centrale Chiesa Cattedrale e la periferica Chiesa di San Domenico Abate; nelle due sedi vera e propria protagonista è la processione che si svolge la sera del 14 agosto.

A partire dal 2004 per iniziativa del locale parroco uscente della cattedrale la consueta processione con la statua dell’Assunta è stata tramutata nel trasporto di una colonna, di cui si sono viste due versioni: la prima in legno alta 12 metri circa, l’attuale del 2012 in metallo alta 16 metri circa, sulla cui sommità è posta l’immagine della Madonna. La struttura è trasportata dai cosiddetti “Portatori” ovvero un gruppo di circa sessanta volontari che, in divisa bianca e celeste, si raduna presso la Chiesa di Santa Restituta dove riceve una benedizione e delle rose blu che successivamente ciascun portatore inserisce in appositi spazi per adornare la base della struttura.

Inizia così quella che si fatica a definire una processione vista la consistenza dell’oggetto trasportato, la fatica richiesta e l’impossibilità di mantenere un criterio di ordine fra i gruppi religiosi presenti che portano un passo diverso dal gruppo che trasporta l’Assunta e dove le preghiere sono coperte dai commenti di ammirazione del popolo verso l’effettivo sforzo compiuto dai portatori.

L’evento non assume neanche toni folkloristici visto che giunto alla sua undicesima edizione non registra una massiccia partecipazione turistica e non si evidenzia come grande attrattiva legata alla città. Questo giro di boa mai superato si aggancia ad una statica organizzazione dell’evento e soprattutto ad un uso che non trova radici culturali e tradizionali profonde, come attesta al contrario il plurisecolare caso della “Macchina di Santa Rosa” che si trasporta ogni anno a Viterbo in occasione dei festeggiamenti della Patrona e a cui la colonna dell’Assunta di Sora evidentemente s’ispira.

Pertanto l’evento che si associa alla cattedrale può essere indicato come una manifestazione locale di culto mariano con un raggio di consenso ristretto rispetto alle aspettative di partenza. Per quanto concerne la struttura utilizzata la prima, ovvero quella lignea, non si evidenziava per qualità artistiche ma trasportava l’originale statua dell’Assunta. L’odierna colonna metallica, dalla linea più snella, è costruita con migliore criterio e asseconda uno scenico gioco di luci; in alto non svetta più la vera statua della Madonna Assunta ma una copia dai colori troppo accesi e qualitativamente inferiore rispetto al fascino che emana l’esemplare originale custodito in chiesa per motivi conservativi.

Di particolare intensità risultano i riti che si svolgono nella Chiesa di San Domenico Abate. Con una chiara ispirazione alle origini orientali della festa dell’Assunzione, da decenni si svolge una processione serale che accompagna lungo le strade della parrocchia la statua della Vergine Dormiente, ovvero la Madonna stesa su una barella. Finita la processione segue l’omaggio floreale che si reca alla statua dell’Immacolata situata all’esterno della basilica.

Infine tutti i partecipanti si ritrovano in chiesa dove, in un clima strettamente religioso fatto di canti e preghiere, l’abate incorona la statua dell’Assunta ivi conservata. Successivamente, il simulacro inserito in uno scenografico apparato che simula il cielo viene innalzato all’altezza di sette metri tramite un sollevatore manuale e rimane così solennemente esposto fino ai festeggiamenti di san Domenico che avvengono il 21 e 22 agosto.

In sostanza si tratta di due esempi diversi. Il primo si muove sul piano della distrazione il secondo su quello della tradizione. In tutte e due le iniziative il pio fedele è invitato a guardare in alto dove, pur nella fatica e nelle incertezze della vita terrena, come si diceva un tempo in ambito devozionale, si trovano “le Gioie del Cielo”.