ARCHEOLOGIA CULTURA

SORA – MUSEO, LA TANZILLI SALE IN CATTEDRA

Dalla dottoressa Alessandra Tanzilli riceviamo e pubblichiamo: Poiché più volte è stato fatto il mio nome sulla stampa a proposito del bando per l’individuazione del direttore scientifico del museo di Sora e poiché – come è stato scritto – ho inoltrato la domanda di partecipazione, mi sembra doveroso in primo luogo sottolineare che ho risposto perché mossa da un senso di responsabilità storica e morale e da un’antica passione.

In secondo luogo, mi sembra opportuno descrivere dettagliatamente la storia del nostro museo civico, prima che si perda la memoria di quanto in passato è stato fatto o altri raccontino parziali verità intervallate da enormi menzogne.

Il Museo della media valle del Liri di Sora fu istituito con delibera n° 629 del 22 ottobre 1979 che affidava al Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca” la redazione del progetto scientifico e all’architetto Gianfranco Cautilli la progettazione tecnica. La sede fu individuata nei locali dell’antico monastero dei Minori Conventuali annesso alla chiesa di San Francesco, un antico e pregevole palazzo costituito da un primo nucleo trecentesco e da aggiunte e rimaneggiamenti settecenteschi, restaurato tra il 1984 ed il 2002.

Sottolineo che a quei tempi era un museo privo di reperti da esporre, ad eccezione dei frammenti fittili – raccolti a seguito di un’intensa campagna di ricognizione nel territorio lirino e nella valle di Comino da Marcello Rizzello ed Eugenio Beranger, coadiuvati da altri soci del Centro Studi -, conservati in alcune casse depositate in un ambiente a pianterreno del palazzo di piazza Mayer Ross; il Beranger in quegli anni redasse un primo progetto scientifico di museo territoriale e storico (dalle origini all’età contemporanea) che prevedeva l’acquisto di prezioso materiale litografico e fotografico antico e moderno, per cui la Regione Lazio concesse un finanziamento di 100 milioni di lire. Nel 1999, poiché l’ente erogatore del finanziamento chiedeva indifferibile rendicontazione del finanziamento concesso o la sua restituzione, mi fu affidata la direzione scientifica del Museo, che assumerò in seguito per brevi periodi frazionati e non continuativi fino al 2007.

Tra gli anni 1999 e 2001 ho assicurato al museo numerosi reperti soprattutto lapidei provenienti dalla chiesa cattedrale di Santa Maria Assunta, in precedenza conservati in un magazzino del Vescovado e nel deposito del Museo archeologico di Frosinone, e di elementi architettonici ed iscrizioni depositati in vari edifici pubblici e religiosi, grazie all’ausilio del consigliere comunale Domenico di Mario e di due operai dell’Ente comunale. Ho effettuato l’inventario e la catalogazione dei beni archeologici fittili e lapidei, redatto il progetto scientifico di allestimento del Museo civico di Sora (prot. n°17356/2001, approvato con delibera n°368/2001, con cui si teneva conto delle nuove acquisizioni) e rendicontato i fondi regionali di 100 milioni di lire a suo tempo erogati. Il nuovo progetto, pur se disatteso (in quanto si preferì assemblare nella stessa sala espositiva reperti di diverso contesto topografico, cronologico e tipologico), consentì di aprire al pubblico il 20 aprile 2005 la prima sala, dove furono esposti l’altare con dedica arcaizzante a Marte, il thesaurus e il suo rivestimento bronzeo,  le epigrafi CIL X, 5713, CIL X, 5714 e CIL X, 5708, i frammenti di antepagmenta, vari frammenti di ex voto e fittili, le stele loricate e togata. Il progetto tecnico della prima sala fu redatto dagli arch. Gianfranco Cautilli e Mario Morganti e dal prof. ing. Renato Morganti.

Con la parte residua dello stesso finanziamento (30 milioni di lire) furono acquistati i materiali fotografici ed iconografici indicati nel progetto di Eugenio Beranger (microfilm, litografie, fotografie storiche provenienti da vari archivi e musei nazionali), di cui oggi nulla è dato sapere. In seguito, ho redatto con l’arch. Gianfranco Cautilli un ulteriore progetto scientifico di allestimento e completamento del Museo, cofinanziato dalla Regione Lazio con fondi europei e comunali (Agenda 2000-DOCUP-obiettivo 2, 2000-2006) per circa 660.000 euro, realizzando anche i pannelli didattici con il relativo apparato iconografico; tale progetto ha consentito nel 2009 l’apertura di altre sale ai piani superiori, che narrano la storia di Sora fino al XX secolo, tenendo conto della precedente realizzazione, degli spazi a disposizione e, soprattutto, del valore storico ed architettonico del palazzo. Il principio che ha informato la nuova progettazione è la missione di ogni museo civico, e cioè la rappresentazione in senso cronologico e topografico della storia e dell’identità culturale del territorio, cui è stata aggiunta la necessaria descrizione del palazzo ospitante e dei reperti architettonici e vascolari rinvenuti durante i lavori di restauro e di adeguamento dell’edificio nella sezione Il museo nel museo.

Dunque, la missione del museo di Sora è di museo della città, non specificamente solo archeologico, ma aperto ad una pluralità di narrazioni storiche, artistiche e architettoniche. Il nuovo allestimento è stato presentato al pubblico nel 2009 dal direttore nominato in quell’anno, Filippo Demma, me absente. Negli anni della mia direzione avevo redatto e pubblicato, a seguito di finanziamento concesso ex L. R. 42/97, alcuni opuscoli illustrativi del Museo, i lavori degli studenti delle scuole secondarie superiori del territorio comunale in tre laboratori didattici, la mia guida al Museo e l’acquisizione di arredi e materiali didattici. Ogni anno la Regione erogava, su richiesta mia e dell’ufficio preposto, almeno 40.000 euro.

Negli anni 2011-2016 il museo ha cambiato missione, diventando archeologico. Non è chiaro se in quegli anni sia stato redatto e integrato l’inventario con i reperti provenienti da alcuni scavi svolti nel territorio, attualmente accatastati in un androne del museo, mentre nel chiostro piccolo del palazzo è stato inserito l’allestimento en plein air delle epigrafi e dei cippi terminali rinvenuti nell’area della confluenza del torrente Lacerno nel Liri, in cui i reperti sono sottoposti perennemente agli agenti atmosferici, senza che la Soprintendenza se ne dia pensiero, come non si è mai preoccupata dei materiali di scavo provenienti dall’area della Cattedrale, lasciati anni e anni alle intemperie.

Dal 2016 il museo – in assenza di direzione e dei parametri richiesti, tra cui la presenza di un deposito ben organizzato e di un inventario aggiornato – non è compreso nell’OMR (Organizzazione Museale Regionale) del Lazio e quindi non può accedere ai finanziamenti necessari per i laboratori didattici, le pubblicazioni e gli eventuali allestimenti di mostre e spazi espositivi. Il cambiamento della tipologia museale renderà nel tempo il museo di Sora un’entità culturale limitata ad un solo ambito e impedirà l’allargamento dei suoi orizzonti espositivi e narrativi.

Mi preme aggiungere che ritengo che il bando sia scaturito dalla necessità di avvalersi dell’esperienza e della generosità di alcuni direttori, o ex direttori, di strutture museali del Lazio meridionale, attualmente tutti in trattamento di quiescenza, per completare il megaprogetto e attuarne le potenzialità.

Ed ancora, non si può sottacere che i direttori di museo attualmente in carica nella provincia di Frosinone, ad eccezione del capoluogo, sono stati nominati addirittura per determina dirigenziale o delibera comunale, e godono solo di un rimborso spese, e che le Soprintendenze hanno il solo esclusivo obbligo della tutela, e non dell’ingerenza nelle nomine negli enti locali.