Te lo dico in rima

COMPAGNI DI BANCO DI MARINO MORETTI

Oh, Poggiolini! Lo rivedo ancora
con quel suo mite sguardo di fanciulla,
e lo risento chiedermi un nonnulla
con una voce che… non so… m’accora.
Che cosa vuoi? Son pronto a darti tutto:
un pennino, un quaderno, un taccuino,
purché tu venga per un po’ vicino
al cuore che ti cerca dappertutto.
Oh non venirmi accanto come sei
ora: avvocato, chimico, tenente,
ché cercheresti invano nella mente
il mio ricordo dandomi del lei!
lo non voglio saper, fratello, come
passaron gli anni sopra la tua vita:
voglio l’occhiata timida e smarrita
che rispondeva, un giorno, al tuo cognome.
Voglio che tu mi renda per un’ora
la parte del mio cuor che tu non sai
di posseder, da tanto tempo ormai!
e noi saremo i due compagni ancora!
Noi siederemo ad uno stesso banco
riordinando i libri a quando a quando,
e rileggendo un compito, e guardando
sul tavolino un grande foglio bianco…
Il registro, a cui tutti eran diretti,
quando c’interrogavano, gli sguardi;
io lo sapevo a mente… Leonardi,
Massari, Mauri, Méngoli, Moretti…
Il registro coi voti piccolini
nelle caselle dietro i nomi grandi,
tu lo sapevi a mente… Nolli, Orlandi,
Ostiglia, Paggi, Poggi, Poggiolini…
Dio, che tristezza ricordare questi
nomi d’ignoti a cui demmo del tu!
nomi che non si scorderanno più,
perché in fila così, perché modesti!
O Poggiolini, che fai tu, che pensi?
Forse tu vivi in una tua casina
odorata di latte e di cedrina,
e sguardi e baci ai figli tuoi dispensi!
Forse la sera giuochi la partita
fino alle dieci e mezzo (anche più in là!)
con la moglie, la suocera… e chissà,
forse con Poggi o Méngoli! …La vita!
lo nulla. Quello che fu mio lo persi
strada facendo, quasi inavvertitamente;
e adesso, se ho un foglio e una matita,
faccio – indovina un po’ – faccio dei versi!