IL RICORDO

Campoli – Un albero, una vita: l’omaggio al sergente Ferri

Un albero in ricordo di una vita, quella del Sergente Gabriele Ferri. Ieri mattina, il sindaco del Comune di Campoli Appennino Pancrazia Di Benedetto, insieme alla famiglia del sergente Ferri, il padre Antonio, la madre Anna e la moglie Manuela Cerqua, hanno celebrato questa dolorosa perdita avvenuta sulla strada statale 666 il 5 dicembre 2013, con un gesto che ben simboleggia la nascita di una nuova vita. La cerimonia è avvenuta alla presenza del Comandante del  41° Reggimento IMINT “Cordenons”, Colonnello Alfredo Russo, il Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Sora, capitano Domenico Cavallo con il Luogotenente Domenico Caramanica e l’assessore del Comune di Sora Andrea Alviani.

Il caro Gabriele Ferri – ha sottolineato il sindaco Di Benedetto – scomparve mentre era in servizio. Oggi abbiamo piantumato questo cipresso proprio nel luogo in cui avvenne il tragico incidente. Un segno tangibile che la nostra comunità ha voluto dare in ricordo di chi ha servito valorosamente il nostro Paese. Un affettuoso ringraziamento va alle autorità civili e militari e alla famiglia Ferri“.

E tanti ricordi sono inevitabilmente riaffiorati nella mente e nei cuori di tutti. “Era il 27 novembre – racconta la moglie Manuela -, Gabriele uscì di casa per fare il suo lavoro, mandò una foto e scrisse ‘la prima neve’. Quella neve, il 5 dicembre era diventata ghiaccio e di lì a poco calò il gelo nel cuore di tutti noi. Ma lui ha fatto proprio come la prima neve, quando tutto assume lo stesso colore e non c’è più rumore, Gabriele ha coperto tutto come un velo, ha coperto dolcemente le ferite, non le ha rimarginate, e intanto sotto la neve la vita ha continuato a germogliare. Così, noi siamo ancora qui, un po’ ‘acciaccati’, ma ci siamo. Ci sono i suoi bimbi, Francesco e Lavinia, che sono diventati grandi e lui non è mancato mai. E’ stato sempre presente come un manto leggero ha coperto, avvolto e protetto. Oggi qui ci sono i suoi genitori e la sua famiglia militare. Non ci sono i suoi figli perché insieme a lui lassù, io ho il compito di proteggerli da quaggiù e non ho voluto che loro vedessero questo luogo, un luogo di morte. E su questo devo dire che è stata proprio come avrebbe voluto lui, giovane e nell’esercizio del dovere che lui amava. Luogo di morte, dicevo, ma che oggi, grazie al sindaco di Campoli, è diventato un luogo di vita. Questo simboleggia l’albero che oggi il papà di Gabriele ha voluto piantare. E allora io vi prego di trattare questo spazio come un luogo di vita e non di morte, quella vita che nessuno di noi avrebbe voluto perdere, lo so. Non ci sono targhe che ricordino Gabriele, perché non servono a nessuno. Gabriele non è qui, è solo partito da qui, ma lui è aria e cielo e terra. E’ dentro e fuori di noi, negli occhi dei suoi figli. Lo trovate lì, dove io lo vedo ogni giorno. Ho passato pochi anni con lui, ma mi ha insegnato e lasciato molto. Mi ha insegnato il valore della vita e come vivere a pieno ogni giorno, ogni cosa. Ed io mi riempio la vita di tutto ciò che posso e cerco di onorarla come avrebbe fatto lui e come dobbiamo continuare a fare tutti. Questo albero è vita“.

Dietro queste parole c’è davvero tanto amore e una vera consapevolezza dell’ineluttabilità del fato.

Caty Paglia