Il Velo di Maya

IL VELO DI MAYA – TRA LA LEGGE E IL CIELO STELLATO

di Maria Caterina De Blasis

Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. (Critica della Ragion Pratica)

Immanuel Kant (Königsberg, 1724 – 1804) ci ha lasciato un territorio vasto di dottrine e riflessioni. Oggi vogliamo dedicarci, per quanto possibile, alla questione della legge morale.

Nella “Critica della Ragion Pratica” Kant ci dice che esiste, scolpita nell’uomo, una legge morale a priori, valida quindi per tutti, da sempre e per sempre. È una legge universale e razionale, un imperativo che non nasce da un’esigenza che segue necessità di natura.

«La legge morale si presenta come un imperativo, come la formulazione di un comando, di un dovere che richiede il sacrificio dei propri desideri e inclinazioni, il sacrificio della propria prospettiva particolare. In espressioni quali “devi dire la verità”, oppure “non devi mentire”, è quindi contenuta l’indicazione di un obbligo, il quale a sua volta comporta una costrizione: la nostra dimensione di esseri razionali deve in qualche misura opporsi alla nostra natura empirica e sensibile di esseri finiti». È questa la descrizione che Antonio Da Re, in “Filosofia Morale. Storia, teorie e argomenti” (Mondadori), fa della legge morale come imperativo categorico. Categorico perché vale in modo incondizionato e non ha legami con il sensibile.

Kant individua dei postulati per la legge morale: immortalità dell’anima, esistenza di Dio, ma soprattutto libertà. La scelta di seguire la legge morale deve essere, infatti, assolutamente libera. La morale, però, è allo stesso tempo anche dovere. Ma come si può conciliare libertà e dovere? Solo postulando il principio di autonomia, per cui l’uomo, attraverso la ragione, dà a se stesso la propria legge. Nell’azione morale, infatti, la volontà umana è sottoposta alla ragione, ma la razionalità, essendo parte integrante dell’uomo, si identifica con l’uomo stesso. Obbedendo alla ragione, quindi, non si fa altro che obbedire anche alla propria volontà.

Un’azione, per essere morale deve essere conforme alla legge e compiuta per la legge. La morale è poi anche oggetto di rispetto, non inteso come sentimento di origine empirica, ma come sentimento razionale, in quanto prodotto dalla ragione.

Ogni sera possiamo essere certi di avere un cielo stellato sopra di noi, il cammino per la legge morale forse è ancora lungo…