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LO SAPEVATE CHE… IL SOLSTIZIO D’ESTATE E L’ERBA DI SAN GIOVANNI

Lo sapevate che… la data di oggi, 21 giugno, ha sempre avuto un alone intriso di mistero, tradizione e religiosità. La luce che caratterizza la giornata di oggi infatti, ha affascinato popoli, incuriosito studiosi, ha fatto scaturire riti che sono frammisti di risvolti pagani “acquisiti” e trasformati dal cristianesimo.

Il giorno del solstizio d’estate è il giorno in cui il sole raggiunge il punto di declinazione massima lungo l’ellittica, quello cioè in cui il sole si trova alla sua altezza massima nel cielo: per questo si tratta della giornata più lunga dell’anno in termini di permanenza della luce rispetto al buio.

Importanti complessi archeologici, come quello neolitico di Stonehenge o l’antica città di Pompei, rivelano quanto sin dall’antichità questa giornata fosse considerata importante, poiché risultano costruiti in modo che il sole, sorgendo la mattina del 21 giugno, compia giochi di luce illuminando nel primo caso la Heel Stone, l’altare di pietra al centro del complesso megalitico, mentre nel secondo ad essere precisamente in asse con il sole sarà la Via delle Terme, tanto che gli storici pensano che anche l’antica Pompei sia stata progettata e costruita seguendo il movimento del sole.

Perché infine il legame con San Giovanni, la cui festa cade fra qualche giorno, il 24 giugno? Perché quelli tra il 21 e il 24 sono i giorni propizi per raccogliere anche la famosa “erba di San Giovanni”, ossia l’iperico (Hypericum perforatum) o scacciadiavoli, da cui si ricava un olio dalle proprietà curative note e sfruttate fin dai tempi più antichi. Si tratta di una delle erbe più conosciute nella farmacopea tradizionale popolare, molto diffusa anche nel nostro territorio, da sempre associato alla stregoneria e alle guaritrici delle campagne, che lo raccolgono tuttora proprio nella notte della vigilia della festa di San Giovanni. Si tratta di una pianta nota per le sue incredibili proprietà cicatrizzanti e di beneficio per tutta la salute; ad esempio  i suoi estratti hanno notevoli doti antiossidanti e neuroprotettive, nonché di miglioramento delle capacità vascolari.

Il medico svizzero Paracelso (1493-1541), ne decantò le lodi consigliando di utilizzarla per trattare ferite e ustioni, qualità vere e reali in virtù del suo potere antinfiammatorio, cicatrizzante e rigenerativo nei confronti della pelle. Il succo della pianta schiacciata fra le dita, diviene rapidamente rosso macchiando la pelle. Un fenomeno simile avviene inoltre  durante l’essicazione quando, tramite un processo di ossidazione e racemizzazione indotto dalla luce solare di alcune sue componenti fotosensibili, l’iperico assume una colorazione ruggine, rosso-arancione. Questa ‘magia chimica’ che fa apparire il colore rosso in modo imprevisto, affascinò l’immaginazione popolare legando l’iperico o al sangue di Prometeo, che rubò il fuoco agli Dèi in favore dell’uomo, o al sangue di San Giovanni (si dice che la pianta nacque dal sangue del Santo caduto a terra quando fu decapitato da Salomè).

Carla Cristini