AMBIENTE

Depurazione dell’acqua, il decalogo per tutelare l’ambiente

L’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA DEPURAZIONE DELL’ACQUA

UN DECALOGO E TRE PICCOLE REGOLE PER TUTELARE L’AMBIENTE

L’acqua è un bene prezioso, da difendere e tutelare. Sì è detto e ripetuto più volte. Per questo una delle fasi più importanti e delicate del ‘ciclo idrico’ è quella della depurazione, ovvero la capacità di restituire all’ambiente la risorsa idrica, una volta utilizzata, in condizioni compatibili e ottimali. 

L’Egato5 “Lazio Meridionale” di Frosinone sta profondendo ogni sforzo per consentire a tutti i territori ricompresi nel proprio Ambito territoriale ottimale di essere serviti da idonei impianti depurativi. 

Grazie alla pianificazione degli investimenti, approvata negli ultimi anni, e alla stretta collaborazione con il gestore del servizio idrico integrato – pur dovendo fare i conti con le immancabili lungaggini burocratiche -, è stato possibile realizzare nuovi impianti, operare il revamping di quelli già esistenti e programmare la realizzazione di nuove strutture dove ancora carenti o mancanti.

L’inquinamento idrico, infatti, rappresenta un problema attualissimo, che interessa in particolare le nostre società industrializzate. Si deve considerare, infatti, che qualsivoglia attività umana comporta una qualche forma di inquinamento dell’acqua e l’utilizzo sempre maggiore negli ultimi decenni di sostanze chimiche (a livello domestico, agricolo, industriale, ecc.) ha reso le acque di scarico (dette anche acque reflue) decisamente più contaminate e inquinanti.

Da qui l’importanza di impianti per la corretta depurazione (domestici, comunali o industriali) , dove l’acqua viene trattata e “ripulita” prima di essere reimmessa nell’ecosistema.

Di recente, inoltre, si è sviluppato un forte indirizzo finalizzato al riuso delle acque reflue. Da una parte, con la massima attenzione a recuperare ed utilizzare le acque bianche meteoriche (che purtroppo ancora spessissimo finiscono convogliate invece nelle fognature, con tutti problemi che tale ulteriore carico idrico genera negli impianti di depurazione); dall’altra, prospettando l’utilizzo in ambito agricolo del reimpiego delle acque post-depurazione. 

Per quel che concerne la possibilità di recuperare le acque meteoriche, i dati pluviometrici del 2020 relativi a 109 città capoluogo di provincia (fonte Legambiente) mostrano come ci siano circa 13 miliardi di metri cubi di acqua piovana caduta sui tetti, sull’asfalto e sul cemento e convogliata nelle fognature o nei corsi d’acqua. Un enorme spreco, se si pensa che valgono il 40% dei prelievi medi annui di acqua in Italia (circa 33 miliardi di mc). Inoltre si tratta di milioni di metri cubi che finiscono anche negli impianti di depurazione, appesantendo e a volte vanificando la capacità depurativa reale. 

Piena funzionalità della depurazione e riuso delle acque reflue sono stati gli argomenti anche al centro dell’ultima giornata mondiale dell’acqua, in occasione della quale è stato presentato anche un “decalogo” delle buone pratiche per diminuire l’impatto antropico sulla qualità dell’acqua. 

Ecco le 10 regole-obiettivo attorno a cui si sta sviluppando il confronto di questi giorni:

1) approvare in tutti i Comuni Regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell’acqua. 

2) Criteri Ambientali Minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici. 

3) Infrastrutture e tetti verdi, vantaggiosi per la cattura e il trattamento dell’acqua piovana, l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore. 

4) Riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d’acqua con un trattamento che corrisponda all’uso, garantendo una qualità adatta allo scopo di utilizzo e la gestione integrata delle risorse idriche. 

5) Ammodernamento della rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi. 

6) Efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, per il loro completo riutilizzo in settori strategici, come l’agricoltura, sia sostenendo gli ambiziosi obiettivi previsti dalla revisione della Direttiva sul trattamento delle acque di scarico urbane che superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 185/2003) rispetto al riutilizzo delle acque reflue così come previsto dal regolamento UE 741/2020. 

7) Innovazione tecnologica da utilizzare per numerosi scopi, dal monitoraggio delle risorse al tracciamento delle perdite di rete. 

8) Rifornire i corpi idrici e i loro ecosistemi, scaricando solo quello che può essere assorbito dall’ambiente naturale, riducendo gli apporti idrici e garantendone la qualità. 

9) Modularità dei sistemi, garantendo opzioni multiple di risorse, trattamento, stoccaggio, convogliamento, migliorando i livelli di servizio e la resilienza dei sistemi idrici urbani. 

10) Essere preparati agli eventi estremi, coinvolgendo i cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane e nella sensibilizzazione alla comprensione dei rischi e opportunità.

Ma, al di là degli impegni e delle soluzioni che coinvolgono il mondo degli enti e delle istituzioni, anche i cittadini nel loro piccolo possono adottare comportamenti virtuosi per limitare l’inquinamento idrico:

1) Smaltisci correttamente gli oli esausti – Non gettare nei rifiuti, nell’ambiente, nei lavandini o nel WC gli oli esausti da cucina. Ogni litro di olio esausto è in grado di inquinare un milione di litri di acqua di falda. Raccogli correttamente gli oli esausti e informati con il tuo comune o con il gestore della raccolta differenziata sulle procedure da seguire per il conferimento del rifiuto. 

2) Smaltisci correttamente i medicinali scaduti e i prodotti cosmetici. Anche questi, se gettati nell’ambiente possono causare l’inquinamento delle falde acquifere. I medicinali scaduti possono essere depositati presso gli appositi contenitori presenti anche nelle farmacie.

3) Fai un utilizzo corretto di detersivi e saponi. Non eccedere nell’utilizzo di detersivi, è sempre opportuno seguire le indicazioni presenti sulle confezioni per il corretto dosaggio del prodotto. Non sversare i detersivi nei corsi d’acqua.