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GIORNATA DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO, IL RESOCONTO DELLA TAVOLA ROTONDA PRESSO IL CENTRO DIOCESANO SAN LUCA

Di Ida Meglio

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto. Su queste parole del Vangelo e riportate nel messaggio di papa Francesco si è aperto domenica scorsa, 18 gennaio, a Sora, presso la “Sala Mancinelli” del Centro Diocesano “San Luca”, il convegno sulla Migrazione promosso dalla Diocesi di Sora, Cassino, Aquino e Pontecorvo.

La tavola rotonda è stata  organizzata dalla Fondazione “Migrantes”, nel giorno in cui si ricorda la 101° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato e giorno in cui continuano a registrarsi, ancora morti negli sbarchi degli immigrati sulle nostre coste.  A fare da “Padrone di Casa” mons. Gerardo Antonazzo, a cui sono stati affidati i saluti iniziali; due ore intense di spunti interessanti sull’importante fenomeno delle Migrazioni che proprio in questi ultimi periodi, vista la sua consistenza, tiene costantemente impegnate le Istituzioni Pubbliche e Religiose, nonché l’opinione pubblica. Sin da subito si è sottolineata l’esigenza, prendendo le mosse dalle parole di papa Francesco, “Non più schiavi, ma fratelli”, che non si può più essere indifferenti a questo dilagante fenomeno; sono tante le forme di schiavitù che necessitano di liberazione e l’unico modo è quello in cui si vede coniugare la fraternità con l’accoglienza. Abbiamo tutti una comune origine, da Dio, Padre Onnipotente e quindi dobbiamo considerarci tutti fratelli, senza penalizzazioni, al di là del nostro credo religioso. L’esortazione del vescovo Gerardo muove dal concetto indiscutibile che la Chiesa è Madre e non può conoscere frontiere legate anche al concetto di legalità; Chiesa che deve essere rispettosa di ogni essere come umano, come fratello e quindi “prossimo” e noi, in quanto figli, dobbiamo esercitarci fortemente nell’accoglienza, perché è dono verso coloro che non sono un problema, bensì vittime dei loro problemi.

Ai saluti del vescovo, si sono uniti quelli del prefetto di Frosinone, dott.ssa Zarrilli, la quale ha sottolineato che la giornata del Migrante, come istituzione, ha una rilevanza particolare soprattutto per noi Italiani, protagonisti negli anni passati di massicce fughe in cerca di fortuna e di “speranza”; ancor oggi il fenomeno è di notevole attualità e non può che non coinvolgere anche gli aspetti giuridici: un’esperienza dai forti connotati e profondamente intensa, nel momento in cui ci troviamo di fronte immigrati che subiscono un problema, come i vari passaggi giuridici della loro condizione, per essere regolari nel nostro Paese. Pertanto è necessaria una forte integrazione giuridica che sopperisca soprattutto al dilagante allarmismo sociale, che proprio in questi ultimi giorni si è notevolmente intensificato, divenendo alle volte anche strumentalizzazione della stessa politica. Sempre nell’ambito dei saluti iniziali da parte anche dell’incaricato regionale migranti, mons. Felicolo, chiara è emersa la necessità che soprattutto da parte dei cristiani sia molto sentita la presenza, poiché noi stessi siamo immagine della Chiesa, Madre di Tutti e quindi accogliente, senza mai scartare, bensì valorizzando e vivendo pienamente nell’integrazione.

Tramite il moderatore dell’incontro, il dott. Pietroluongo, co-direttore “Migrantes”, per la diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, vengono rivolte ai tre relatori altrettante domande molto interessanti ed oggetto di una particolare riflessione. Perché i popoli si muovono, quali sono gli scenari presenti e futuri a cui il Prof. Touadì, docente universitario presso Tor Vergata, ha risposto invitando tutti ad una riflessione, confermando che l’immigrazione ad oggi è una situazione epocale che necessita di regole precise, che è un fenomeno che assume contorni più definiti proprio in questi tempi di globalizzazione, che necessita di un modo sostenibile di produrre e riprodurre ricchezza, nonché di una risoluzione in termini di mobilità umana, del resto l’accelerazione è dovuta anche alla tecnologia per quanto assolutamente rivoluzionaria. Il mondo ormai è un consolidato villaggio globale e la stessa economia deve arrivare a quel punto di rottura delle barriere economiche per cui nessuno più deve sentirsi tagliato fuori, bensì beneficiario della libera circolazione dei beni. Viviamo senza dubbio in un sistema economico planetarizzato, che aumenta la ricchezza, ma allarga fortemente la forbice tra la povertà e la ricchezza a livello globale. Ma come accogliere dunque questi fratelli immigrati? A questa seconda domanda la riflessione è stata guidata da padre Baggio, preside de “Scalabrini International Migration Istitute”, che sapientemente si è affidato alle parole contenute sia nell’ Antico che ne Nuovo Testamento, citando alcuni passi della Genesi e del Vangelo secondo Luca, delineando il fatto che coloro che sono lontani devono avere riservato, soprattutto dai cristiani, lo spazio migliore; essere Chiesa dona identità proprio perché senza alcuna frontiera, ammettere il contrario sarebbe altrimenti tradire la Chiesa stessa nella sua essenza di Madre di ciascuno; l’universalità della Chiesa è insita dunque nel concetto che non lascia fuori mai nessuno.

All’ ultimo quesito, cosa possiamo fare noi, le indicazioni sono state fornite dalle istituzioni stesse. Il dott. Giorgilli, incaricato a partecipare per conto di “Unindustria Frosinone”, ha invitato a riflettere sulla necessità di non creare, soprattutto nell’ambito del lavoro, una competizione tra le forze lavoratrici autoctone e gli immigrati. Il tema d’ altra parte, dimostratosi delicato da un punto di vista religioso e giuridico, non può che essere tale anche da un punto di vista lavorativo /occupazionale; occorrono più soluzioni per loro e quindi opportunità, che nello stesso tempo diventano più soluzioni e opportunità anche per noi, solo se però, si è in grado di creare le giuste sinergie; dunque anche per gli immigrati politiche di lavoro nel breve periodo più incisive per ridurre, anche per loro, il terribile spettro della disoccupazione, riconosciuta ormai come un fomentatore del male e di situazioni che non determinano affatto quella fraternità e accoglienza che, sin dall’inizio del convegno e da più parti, è stata invocata.

Particolarissima la conclusione di queste due ore di confronto; i ringraziamenti sono stati affidati alla dott.ssa Daniela Alonzi, coordinatrice del centro di accoglienza “Caritas” di Isola del Liri, la quale ha presentato tre giovani immigrati che con maestria e attraverso le loro competenze e capacità notevoli di artigiani, hanno fatto dono ai relatori, di oggetti fatti da loro stessi: arte orafa, arte sartoriale, arte del legno. A tutti i partecipanti al convegno, invece, un graditissimo omaggio culinario di un piatto tipico, secondo la tradizione africana. E che dire dopo tutto ciò… questo è il miglior modo di costruire la società e orientarla al bene.