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LO SAPEVATE CHE…IL SOMMO DANTE MENZIONO’ DUE VOLTE IL FIUME LIRI NELLA DIVINA COMMEDIA

Oggi si parla di renderlo navigabile o, meglio ancora, canoabile. Di sicuro si tratta di una questione interessante ma, forse, non proprio all’altezza del prestigio e della nobiltà del nostro Liri. E pensare che, circa 700 anni fa, fu il più grande poeta di tutti i tempi a parlarne. Il fiume Verde: così Dante Alighieri si riferiva al Liri, menzionandolo per ben due volte nella Divina Commedia.

La prima, nel Canto III del Purgatorio, quando il Sommo si trova a parlare con Manfredi di Svevia, nipote dell’imperatrice Costanza. Manfredi fu ucciso nella battaglia di Benevento del 1266 tra Guelfi e Ghibellini e, poco prima di spirare, si pentì dei suoi peccati evitando l’Inferno. Il vescovo di Cosenza, non avendo saputo della sua redenzione, non consentì la sua sepoltura nel Regno di Napoli e, dunque, ordinò che venisse disseppellito e i suoi resti traportati ‘a lume spento’ fuori dai confini, lungo il fiume Liri. Manfredi, allora, chiede a Dante di avvertire la figlia di quanto accaduto, affinchè tramite la preghiera potesse abbreviare la sua permanenza nell’Antipurgatorio. Questo il brano, molto emozionante.

Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperadrice;
ond’io ti priego che, quando tu riedi,                          

vadi a mia bella figlia, genitrice
de l’onor di Cicilia e d’Aragona,
e dichi ‘l vero a lei, s’altro si dice.                               

Poscia ch’io ebbi rotta la persona
di due punte mortali, io mi rendei,
piangendo, a quei che volontier perdona.               

Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei.                             

Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,                       

l’ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.                               

Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo ‘l Verde,
dov’e’ le trasmutò a lume spento.

La seconda menzione, invece, arriva nel Canto VIII del Paradiso, quando Carlo Martello, vincitore dell’epica battaglia di Poitiers, si presenta in tutto il suo splendore, definendosi come il signore che da tempo attendevano sia la terra di Provenza, attraversata dai fiumi Rodano e Sorga, che il Regno di Napoli, solcato dai fiumi Tronto e Liri. Ecco il brano.

Assai m’amasti, e avesti ben onde;
che s’io fossi giù stato, io ti mostrava
di mio amor più oltre che le fronde.                                

Quella sinistra riva che si lava
di Rodano poi ch’è misto con Sorga,
per suo segnore a tempo m’aspettava,                       

e quel corno d’Ausonia che s’imborga
di Bari e di Gaeta e di Catona
da ove Tronto e Verde in mare sgorga.