AMBIENTE Notizie

Più inquino, più pianto alberi

Carbon offsets: furbizia geopolica o strategia vincente contro le emissioni di CO2?

Siamo di fronte ad una grande svolta per le emissioni di gas serra, poiché si sta introducendo il concetto di compensazione per molte industrie, tuttavia si può facilmente sfociare nel greenwashing nascondendosi dietro l’obiettivo di carbon neutrality.

Dietro di vocaboli di greenwashing (letteralmente “Ecologia di facciata”; indica la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti, che venne instaurata già dagli anni settanta.) e Carbon credit, carbon offsetscarbon neutrality e net-zero (la possibilità di azzerare le emissioni di CO2 con lo sviluppo di energie rinnovabili e riforestazione di aree verdi) si nascondono alleanze geopolitiche per deresponsabilizzare le nazioni che utilizzano energie fossile e gas per la propria economia a favore di zone meno industrializzate che trarrebbero il beneficio di fondi per il proprio sviluppo.

Alla COP28 si discute dei carbon offsets, speciali permessi che vengono pagati dai Paesi per compensare proprie emissioni di CO2.

Carbon offsets: si basa sul concetto di compensazione delle emissioni. Con questo termine si intende la riduzione o rimozione di emissioni di gas climalteranti in atmosfera in compensazione a emissioni generate altrove. Questo avviene attraverso il finanziamento di progetti che riducono le emissioni (come i parchi eolici) o che rimuovono emissioni già esistenti (come le attività di riforestazione). Gli offsets sono misurati in tonnellate di CO2 equivalente e sono azioni volontarie che fanno parte di un mercato non ancora regolamentato.

Per dare il via a un’iniziativa sui carbon offsets, un Paese o un’industria deve calcolare l’impronta di carbonio legata a una determinata attività. Ogni accordo per l’acquisto e la vendita di carbon offset si basa sul fatto che sia l’emissione di carbonio che l’attività di compensazione deve essere verificabile, misurabile e certificata. Per questo ci sono quasi sempre delle società o degli attori esterni che vigilano sul rispetto degli accordi.

Gli Effetti Mondiali

La possibilità di ricorrere al sistema dei carbon offsets viene sfruttata dai cosiddetti rentier States, gli Stati che dipendono quasi interamente dalla produzione di petrolio e gas per il sostentamento della loro economia. In questo contesto, tra i Paesi che stanno utilizzando di più i carbon offset ci sono le monarchie arabe del Golfo. Gli Emirati Arabi Uniti (EAU), per esempio, hanno dato il via a molti investimenti in crediti di carbonio con l’avvicinarsi della COP28, di cui sono il Paese ospitante. A novembre, gli EAU hanno pagato 1,5 miliardi di dollari per acquisire i diritti di tutela su circa il 20% del patrimonio boschivo dello Zimbabwe. Secondo i responsabili di Blue Carbon General Trading, la principale società emiratina attiva nel mercato dei carbon offsets, le foreste dello Zimbabwe garantiranno la possibilità al paese di produrre crediti di carbonio per gli anni a venire. In parole povere, mantenendo integri i boschi dello Zimbabwe gli Emirati compenseranno le emissioni prodotte dalle proprie industrie. Proprio durante la Cop28 invece, è arrivata l’ufficialità di un accordo proprio tra Blue Carbon General Trading e il governo della Tanzania per la cessione dei diritti di conservazione di 1,8 milioni di ettari dei propri parchi nazionali ad Abu Dhabi

A giugno di quest’anno invece, l’Arabia Saudita ha acquistato 2 milioni di tonnellate di credito di carbonio nel mercato dei carbon offset aperto dal Kenya. All’interno di un’asta che garantirà a 16 imprese saudite di compensare le proprie attività inquinanti con delle iniziative ecologiche all’interno del paese.

Questo tipo di accordi non devono sorprendere dato che rispondono alle esigenze di entrambi le parti. Se da una parte i paesi produttori di energia fossile hanno bisogno di compensare le loro emissioni per non violare gli accordi internazionali per il contrasto al cambiamento climatico, dall’altra i paesi in via di sviluppo hanno bisogno di fondi per mantenere il proprio patrimonio ambientale e più in generale per mantenere in piedi le loro economie.

Critiche e Polemiche

Nonostante le buone intenzioni dietro la vendita di questi permessi, il sistema dei carbon offsets viene criticato per diversi motivi. Il primo è la difficoltà di misurare l’impatto reale dei progetti di compensazione delle emissioni. Infatti, la verifica delle riduzioni di carbonio può spesso essere soggetta a errori o peggio a manipolazioni. Per questo motivo l’ONU e altre istituzioni stanno cercando di sviluppare regolamenti globali per garantire l’integrità e l’efficacia dei progetti di compensazione delle emissioni. Tuttavia, la sfida consiste nel trovare un equilibrio che sia accettabile per tutti i membri, riflettendo le diversità economiche e sviluppate.

Inoltre, il sistema dei carbon offsets potrebbe incoraggiare una mentalità di “permesso di inquinare” in cui le aziende potrebbero decidere di compensare le loro emissioni anziché impegnarsi seriamente nelle attività di riduzione. Un aspetto importante è anche quello della sovranità ambientale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Infatti, anche se i progetti di carbon offset offrono opportunità economiche, c’è il rischio di sfruttamento delle risorse naturali e di perdita del controllo da pare di questi Paesi sul proprio ambiente.

Tutto ciò solleva domande etiche sulla giustizia ambientale e lo sfruttamento/benefici dei vari Paesi. si dovrebbe maggiormente parlare di controllo della CO2 e diffusione delle energie rinnovabili con l’annessa teoria della ridensificazione verde con logiche del reciclo a catena circolare.

Credits: Geopop