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Senza regole la libertà diventa flebile

Molte volte ho pensato di riflettere su questo tema, visto che viviamo in un paese ove sembra che la sconfinata discrezionalità da parte di chi esercita il potere, sia pubblico che privato, consenta ampi, anzi troppi, spazi di libertà. In realtà si tratta quasi sempre di arbitrio, soprattutto la dove le regole non esistono o, se esistono,  vengono sistematicamente ignorate da parte di chi si sente intoccabile, potente (che esercita il potere).

L’Italia, intimamente è un paese che ama infrangere le regole. Il detto “fatta la legge, trovato l’inganno”  spiega in modo magistrale il modo di pensare e di agire degli italiani.

Infatti un insigne magistrato ebbe a dire “L’Italia ha un sistema di leggi estremamente rigido e complesso mitigato però dall’inosservanza dei cittadini”.

Dunque, se le regole sono “deboli” o disattese, o troppo elastiche, per chi deve sottostare al potere si riducono inevitabilmente i margini di libertà. Si ridimensionano soprattutto la libertà di partecipare ai processi decisionali, la libertà di critica e quella di manifestare il  proprio pensiero. Per non parlare della libertà di agire, manifestare o aggregare cittadini a progetti nuovi, che tendenzialmente potrebbero mettono in discussione la pratica corrente di esercizio del potere ai vari livelli. 

Questo avviene perché i cittadini, e il Paese, sono in larga parte condizionabili, se non addirittura ricattabili, quando sono sotto il diretto controllo di chi esercita un potere, sia esso pubblico o privato. Lo sono i dipendenti pubblici, quelli privati, i lavoratori autonomi, i professionisti e le imprese che da questi potenti ricevono lavoro, incarichi ed appalti. Insomma un Paese imbavagliato, che non trova né la forza né la volontà di reagire. E non è un caso che il Paese, da circa venti anni, si trova in una situazione di drammatica cloroformizzazione, salvo qualche raro accenno di reazione causato dalle onde d’urto del “dipietrismo” prima e dal “grillismo” dopo. 

Se questa è la situazione c’è da chiedersi: ma in che posto viviamo? È questa la democrazia che vogliono i cittadini? La risposta è sicuramente no. Ma la realtà è che tutti si piegano alla forza “bruta” del potere e, molto spesso, addirittura la condividono, complici, in silenzio, affinché ne possano beneficiare a scapito di qualcun altro. 

E dunque viviamo in un paese dove la libertà ci è stata tolta, o ci viene di fatto negata, senza far ricorso ad alcuna violenza, a nessun’arma. Ci hanno semplicemente anestetizzato i cervelli e gli animi. Aspettiamo passivamente che qualcuno al posto nostro cambi la situazione, faccia qualcosa di risolutivo, che arrivi come al solito “l’uomo mandato dalla Provvidenza”.

Su questo, si sa! dovremmo stare particolarmente attenti, visti i due “ventenni” che l’Italia ha avuto la sventura di sopportare: quello mussoliniano e quello berlusconiano. 

Oggi volevo riprendere a scrivere sul tema della libertà, vista anche la celebrazione di ieri della festa della Repubblica.

Volevo iniziare a farlo riprendendo con degli interrogativi, quali:

  • Cos’è la libertà?
  • Cosa ho fatto per la mia libertà e quella degli altri?
  • Qual è il prezzo della libertà?
  • Si può parlare di libertà se non si è liberi di scegliere?
  • Si può parlare di libertà quando non c’è lavoro?
  • Si può parlare di libertà quando esercitarla può equivalere ad essere, rimossi, licenziati, emarginati?
  • C’è libertà quando si possono scrivere qualunque tipo di scemenze su internet?
  • E’ libertà poter scrivere liberamente qualsiasi tipo di riflessione su un proprio quaderno stando rinchiuso ingiustamente in un carcere?
  • Si è veramente liberi, quando non si può accedere liberamente agli studi e alla propria formazione, ai mezzi d’informazione e di comunicazione che influenzano effettivamente la pubblica opinione?
  • Si è realmente liberi quando non si hanno più soggetti e luoghi fisici all’interno dei quali poter partecipare attivamente e liberamente alla vita democratica del proprio Paese?  
  • Si è davvero liberi quando in un Paese, che si definisce democratico come l’Italia, non è garantita la libertà di associazione tra cittadini?
  • Si è liberi quando si viene spinti ad abbandonare il proprio paese per trovare un futuro che dia sicurezza economica e sociale?
  • Si è liberi quando si vive in un Paese dove le generazioni precedenti si accaparrano e si sono accaparrate anche in passato tutte le risorse disponibili per il welfare state  e per lo sviluppo, in nome del motto “I diritti acquisiti non si toccano”? 
  • E’ un Paese libero quello dove non si riesce minimamente a sviluppare un forte senso della solidarietà e dell’alleanza tra nuove e vecchie generazioni?
  • E’ libero il Paese dove il più forte, il più protetto, fino al limite del privilegio, prevale sempre sul più debole, dove si fanno “guerre tra poveri”?

  Poi però mi sono imbattuto in due video che mi hanno inviato degli amici. In uno c’è la lettera di Einstein alla figlia e parla dell’AMORE, in un altro della dedizione delle MAMME ai figli…. E sono rimasto spiazzato, perché ti accordi che alla base di tutto c’è proprio questa forza prodigiosa, straordinaria e sottovalutata dagli uomini e dalla scienza, come affermava Einstein!

Che dire il confronto è aperto. 

Giuseppe Filippi