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Un richiamo alla realtà

Ho seguito con molta attenzione un webinar sul bullismo e ciberbullismo che si è tenuto venerdì scorso promosso dall’Istituto Comprensivo Alberto Sordi di Roma. La prima considerazione che faccio è che è stato preparato con grande attenzione e professionalità dalle relatrici, tutte insegnanti dell’Istituto, le quali hanno condotto con grande capacità e competenza gli argomenti, supportati, tra l’altro, da un grande lavoro svolto sul campo.

La seconda considerazione, che è più di carattere generale, é la constatazione di come il mondo reale, quello dei problemi veri che ogni giorno vivono le persone, mette in evidenza la differenza profonda che c’è tra la società rappresentata dalla Tv, dall’informazione e dai social media e la società reale. In questo caso si trattava del mondo della scuola, fatto di studenti, insegnanti e famiglie.

Credo che bisognerebbe partire da questa constatazione per affrontare le tante problematiche che affrontano la nostra società. E’ evidente che qualsiasi azione volta ad affrontare le differenti situazioni sociali dovrebbe partire proprio dal coinvolgimento delle persone che direttamente si trovano ad affrontare i singoli problemi.

Ad esempio, sono anni che non vedo in maniera massiccia la presenza di studenti, famiglie, insegnanti, lavoratori, sindacati, imprese, professionisti e tutti gli altri soggetti attivi (o passivi) della società coinvolti in dibattiti pubblici, soprattutto in televisione, affrontare i problemi più impegnativi che stanno attanagliando la vita del paese. In particolare, in televisione, si fanno solo rappresentazioni celebrative delle liti tra politici e qualche presunto esperto solitamente chiamato come polemista a mettere micce nei dibattiti.

Forse è proprio questo il grande problema della società contemporanea: l’esaltazione di sacerdoti dell’informazione che celebrano riti giaculatori del teatrino fatto di politici inventati, senza arte né parte, privi il più delle volte di qualsiasi esperienza lavorativa concreta, seria, vissuta con impegno e durezza, come molto spesso è il lavoro e la vita di tutti i giorni.

In estrema sintesi, si potrebbe affermare che la prima operazione da fare è riportare gli attori sociali al centro del dibattito in maniera costruttiva, al fine di conoscere dalla viva voce dei protagonisti la realtà.

La via migliore potrebbe essere, Covid permettendo, quella di ridare corpo e vita alla partecipazione e al confronto democratico e civile nel paese. L’aver voluto cancellare i luoghi principali della vita democratica si è rivelato un tragico errore. Bisognerebbe tornare ad avere dei partiti politici organizzati democraticamente e non avere dei semplici comitati elettorali, gestiti dalle loro oligarchie formate da gruppi dirigenti chiusi e sordi. Bisognerebbe avere dei sindacati come soggetti protagonisti della partecipazione sociale, che diventino i sensori e i sostenitori delle esigenze di tutta la società, delle esigenze del lavoro e non solo della protezione cieca degli interessi corporativi. Dovremmo auspicare di tornare ad avere delle organizzazioni studentesche attive e propositive piuttosto che essere la rappresentazione dell’arrendevolezza allo status quo. Occorrerebbe risvegliare il mondo dell’Accademia e degli intellettuali per recuperarli ad una militanza civile più incisiva e aperta ai contributi della società.     

Giuseppe Filippi