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VILLA LATINA – IL CONSORZIO VALCOMINO A MUSO DURO CON L’ASSESSORE DELLA REGIONE LAZIO PUGLIESE

COMUNICATO STAMPA

IL CONSORZIO VALCOMINO REPLICA ALLA NOTA DIRATAMATA DALL’ASSESSORE REGIONALE PUGLIESE. “SERVONO I FATTI – SOSTIENE ANTONIO TANZILLI, PRESIDENTE DELL’ENTE GESTORE. IL CARICO ECONOMICO DI QUESTE DONNE RICADE TUTTO SUL PRIVATO. GLI ENTI PUBBLICI NON PAGANO DA DUE ANNI”.

VILLA LATINA – Sulla vicenda della Casa Rifugio di Villa Latina, ove sono ospitate donne vittime di violenza, interviene il Consorzio Valcomino precisando che la decisione del Comune di chiudere la struttura è stata accolta senza resistenze perché il carico di responsabilità di quei drammi non può più ricadere sul privato. Infatti, tutto il dramma esistenziale, morale, emotivo, economico è di fatto, gestito, interamente, e in molti casi, in totale solitudine, dagli enti di terzo settore. Gli enti pubblici (Comuni, Distretti, ecc..) assegnano i casi, ma poi non pagano. Il privato si accolla il problema totalmente, pensando alla crescita dei bambini, alla scuola, alle rette, al vitto, alla protezione, alla rieducazione, al sostegno. E’ facile parlare, più difficile fare. L’Assessore Pugliese sarà accolto a braccia aperte, ma portasse soluzioni concrete, perché la situazione è insostenibile e ingestibile.

Sul fronte dei finanziamenti, il presente e il futuro appaiono incerti. In molti casi, addirittura, molti Comuni ritardano i pagamenti accampando la scusa della mancanza degli impegni di spesa. Anche su questo, scusa inaccettabile. La Cassazione sul tema ha ribadito che anche senza una previsione di spesa,  la prestazione è doverosa per effetto della legge, e non può in alcun modo ricadere sull’ente privato il difetto amministrativo. Il problema delle donne vittime di violenza ricade interamente sulle spalle del privato, sugli enti di terzo settore che, di fatto, finanziano il Welfare, indebitandosi e, in alcuni casi, implodono e finiscono di vivere. A Villa Latina, gli enti che inviano i nuclei non pagano da due anni. I fondi stanziati a favore dei centri antiviolenza per il 2019 sono ancora in attesa di essere ripartiti tra le regioni. Eppure, sono in aumento le richieste di aiuto da parte delle donne vittime di maltrattamenti che chiedono protezione per sé e i propri figli. Risulta in crescita il numero dei bambini esposti a episodi di violenza dentro casa, che da ambiente protetto si trasforma così in luogo di pericolo. A tutto questo, come si risponde? Servono i fatti, servono i fondi, non le parole. Serve l’impegno dello Stato, non la condanna a morte delle imprese sociali che da sole sono costrette a prendersi carico del dramma di vivere di donne innocenti e incolpevoli.

Roma, 16.02.2020