SCUOLA

Broccostella – Gita didattica nel segno di Evan Gorga

Per un Istituto scolastico, avere un’ identità culturale propria-  che si declina in azioni progettuali e didattiche coordinate e armoniche –  è un’enorme ricchezza da condividere, oltre che con la popolazione scolastica, anche con l’intero territorio di cui è espressione. In quest’ottica, subito prima delle vacanze pasquali, oltre centoventi alunni dei vari corsi di strumento e del coro delle Scuole Secondarie di 1° Grado di Broccostella e Campoli Appennino, sono stati i protagonisti di una memorabile uscita didattica che li ha portati a conoscere più da vicino il musicista, tenore e collezionista di strumenti e opere d’arte cui è intitolato l’Istituto Comprensivo.

Evan o Evangelista Gorga, nato a Brocco (attuale Broccostella) il 7 febbraio 1865, dimostrò , sin da bambino, una straordinaria predisposizione per la musica e, rivelando in età adulta un’eccellente voce tenorile, iniziò a calcare le scene nel 1895. La carriera di Evan Gorga fu folgorante: raggiunse l’apice del successo  quando, diretto da Arturo Toscanini, fu Rodolfo ne La bohème di Puccini in prima assoluta al Teatro Regio di Torino. Ritiratosi prestissimo a vita privata , dedicò  ogni risorsa fisica, psichica ed economica all’attività di collezionista. Il suo obiettivo era quello di raccogliere testimonianze di antichità su scala universale, senza privilegiare una particolare classe di materiali, come notevole rilevanza ebbe l’attività di raccolta di strumenti musicali di ogni epoca e provenienza. Le raccolte di Gorga, nel tempo suddivise in trenta classi di materiali, contano complessivamente oltre 150.000 reperti per collocare i quali, egli affittò dieci appartamenti in via Cola di Rienzo a Roma. Questo, col tempo, lo condusse inevitabilmente sul lastrico: per evitare che le sue raccolte andassero disperse, il Ministero della Pubblica Istruzione stipulò con Gorga una convenzione, sulla base della quale il tenore cedeva le sue collezioni in cambio di un vitalizio, del pagamento dei debiti contratti e dell’istituzione di dieci borse di studio per studenti di canto.

La sua immensa collezione di strumenti musicali – se ne contano circa 800 –  è conservata  a Roma, nell’omonimo museo, sito presso la Basilica di S. Croce in Gerusalemme, nel rione Esquilino: questi straordinari esemplari del nostro immenso patrimonio culturale ed artistico, museo e Basilica, sono stati visitati, a gruppi alterni, dai ragazzi accompagnati ad una valida guida che li ha letteralmente affascinati.

La Basilica, il cui primo nucleo fu edificato per volontà dell’imperatore Costantino e di sua madre Elena, come cappella annessa al palazzo imperiale, detto Sessoriano, attorno al 320 d.C. per custodire le Reliquie della Passione di Cristo, ritrovate in circostanze miracolose a Gerusalemme, sul monte Calvario. L’attuale aspetto interno, a tre navate con abside con campanile a torre sono romaniche, mentre la facciata è settecentesca: consta di atrio ellittico, secondo lo stile tardo barocco. La Cappella delle Reliquie , posta sulla  navata sinistra, custodisce le Reliquie della Passione di Gesù , costituite dai frammenti della Croce di Cristo, ritrovati, secondo la tradizione, da Sant’Elena sul Calvario a Gerusalemme. Assieme ai frammenti della Croce, vengono conservati: il Titulus Crucis, ovvero l’iscrizione che, secondo i Vangeli, era posta sulla croce; un chiodo, anch’esso rinvenuto da Sant’Elena; due spine, appartenenti, secondo la tradizione, alla Corona posta sul capo di Gesù; il dito di San Tommaso, l’apostolo che dubitava della resurrezione di Cristo; una parte della croce del Buon Ladrone: da quest’ultima deriva il titolo- dedicatio- della basilica. La prof.ssa Valeria Di Folco ha funto da guida.

Una immersione totale nella cultura dunque, che, per studenti e insegnanti,  ha coniugato la possibilità di conoscere meglio il mentore della nostra Istituzione scolastica che, non a caso,  è stata  la prima in provincia ad ottenere l’indirizzo musicale e a dare il via a importanti progetti di musica d’insieme, con la possibilità di assistere alla nascita e all’evoluzione del proprio strumento prediletto, e, non secondariamente, con significativi richiami alle tradizioni e ai simboli della Pasqua .