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ORSI MARSICANI MORTI, L’AIW: “MAI NESSUN ESEMPLARE UCCISO DURANTE LA LEGITTIMA ATTIVITA’ DI CACCIA”.

Da Franco Zunino, Segretario Generale dell'Associazione Italiana Wilderness, riceviamo e pubblichiamo:

Lo hanno “preso”! Chi ha ucciso l’orso marsicano a Pettorano sul Gizio, il paese dove è stato Sindaco l’attuale Presidente del Parco, Dott. Antonio Carrara, nonché già Presidente della sciolta Comunità Montana della Valle Peligna. Ha confessato: è stata la stessa persona che giorni or sono sarebbe stato ricoverato nell’ospedale di Sulmona per un trauma subito durante l’aggressione dell’orso al suo pollaio. Ora vedremo se agli inquirenti (o a chi per essi) saranno devoluti gli inutili 50.000 Euro dell’AIDAA: sarebbe uno spreco, ma anche una questione di correttezza: le promesse si mantengono!

Noi siamo pronti a scommettere che quella persona passerà guai giudiziari, ma anche, se ci sarà “un giudice a Sulmona”, che sarà assolto per il suo misfatto. Se risulterà vero quello che ha confessato, egli ha solamente difeso la sua persona e, soprattutto, i suoi interessi economici: ed oggi la legge giustifica finanche un omicidio in casi simili. Chiunque si sarebbe difeso se avesse subito una rapina nella propria casa!

Invece i soliti anticaccia hanno subito esaltato il fatto che l’orso sia stato ucciso “a pallettoni”, che per loro è come dire, “da un cacciatore”. Si, magari l’autore dell’uccisione sarà anche un cacciatore, ma certo è che l’orso lo ha ucciso per difendere i propri interessi e la propria incolumità e, soprattutto,… non durante attività di caccia. Cosa che ancora una volta conferma i dati storici che MAI NESSUN ORSO E’ STATO UCCISO DURANTE LA LEGITITMA ATTIVITA DI CACCIA (Salvo quella pratica dall’On. Erminio Sipari nei primi anni di vita del Parco Nazionale d’Abruzzo, da lui fatto istituire, quando la caccia era consentita nel Parco – cosa che, ope legis, resterà fino all’entrata in vigore della 394 del 1991!). Eppure l’onorevole Brambilla, nota animalista ed anticaccia, ha già provveduto a sproloquiare contro la caccia chiedendone la chiusura; ed a ruota hanno così echeggiato l’ENPA e la LAV.

Colpevole della morte di quell’orso non è quindi solo lo sfortunato cittadino di Pettorano sul Gizio, paese dove la presenza dell’orso non è mai stata così usale come oggi, lontano com’è dai confini del Parco d’Abruzzo, ma anche di chi da decenni non ha fatto nulla per impedire agli orsi  di lasciare i confini del Parco e di vagare sempre più lontano alla ricerca di quiete e di risorse alimentari prodotte dall’uomo che nel Parco non trova più. Ma, ci sarà mai un giudice o un’autorità disposta ad indagare su questa omissione?

Ora apprendiamo che anche il Ministero dell’Ambiente si è mosso, almeno per impedire che altri orsi siano uccisi durante le catture di esemplari per mere ricerche scientifiche; ricerche costate un occhio della testa che nulla hanno finora portato ai  fini della sopravvivenza e protezione dell’orso. Il Ministero ha proibito l’uso dei narcotizzanti per catturare gli orsi ma anche di munirli degli inutili radiocollari (hanno fatto credere che servono altresì per tenere sotto controllo gli orsi, mentre servono solo a monitorar i loro spostamenti a scopo di studio e… a trovare le carcasse di quelli uccisi!). Speriamo che almeno la decisione del Ministro serva a mettere uno stop alla nuova ricerca che l’Unione Europea si apprestava a finanziare per quest’autunno. Mai che si sia visto un Progetto Life per sostenere campagne alimentari per l’orso o per indennizzare almeno i danni da loro provocati: no, solo per studi (per lo più inutili), conferenze e pubblicazioni scientifiche e… Protocolli d’intesa! Intanto l’orso muore: già 4/5 esemplari negli ultimi 12 mesi (il che statisticamente, visto il ritrovamento “a caso”, si può ipotizzare siano forse il doppio!).

Certamente non è la caccia che va colpita; ed ha quindi fatto bene il Ministro dell’Ambiente a dire invece di smetterla con le catture ed i radiocollari, perché, se almeno ufficialmente, per erroneo dosaggio del sedativo è nota l’avvenuta morte dell’orsa Daniza in Trentino, in Abruzzo è quanto meno certa l’avvenuta morte di diversi capi del raro Camoscio, avvenute in passato durante le catture per trasferimento di esemplari da un Parco Nazionale all’altro. Catture invero necessarie, almeno in questi casi, ma di cui forse si è abusato negli ultimi anni visto il perdurare di ricerche su lupi, orsi e camosci, della cui morte si strilla solo quando a provocarle sono altri soggetti, certamente non autorizzati ma quanto meno con attenuanti motivazioni.

Intanto, nessuno che si chieda come mai tutti questi orsi vivono o si spostano fuori dal Parco Nazionale. Eppure sta in questa risposta la soluzione del problema e la VERA difesa dell’Orso marsicano. I provvedimenti vessatori non sono mai serviti a risolvere problemi sociali!