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SoraInMovimento: ‘Alberto La Rocca: A proposito della piazza di Santa Restituta’

A proposito della piazza di Santa Restituta sono stato sollecitato da più di qualcuno a chiarire meglio il mio punto di vista per il mio commento negativo sull’articolo di Lorenzo Mascolo apparso nei giorni scorsi su Sora 24. Capisco la nostalgia per gli affetti e i ricordi ancorati a episodi della propria vita soprattutto dei tempi giovanili. Anche a me ogni volta che vedo una vecchia Fiat 500 batte il cuore per le emozioni che mi ha regalato in gioventù, ma il mondo va avanti e necessariamente lo deve fare e forse bisogna aggiungere che è una fortuna che ciò accada.

Tornando alla nostra piazza penso che si senta nostalgia del vecchio disegno e del suo look perché la sua evoluzione è stata peggiorativa sia nella distribuzione degli spazi e sia soprattutto nel tipo di materiali utilizzati e conseguente colorazione. Ciò è stato frutto di un approccio progettuale approssimativo, veloce e soprattutto non contestualizzato con tutto il resto del centro cittadino. E tutto il male peggiore sta proprio qua: si è intervenuti su un altro gioiello di piazza che è quella di Mayer Ross, è stata rifatta la pavimentazione del Corso Volsci, e successivamente quella del Lungoliri Rosati con la sistemazione adiacente piazza Cesare Baronio, e molto probabilmente qualcuno interverrà quanto prima anche su piazza Indipendenza. Con la stessa sciagurata approssimazione e isolamento si è intervenuti a piazza Santa Restituta senza tener conto che l’intervento non poteva in alcun modo prescindere almeno dal corso Volsci. Ma il tutto continuerà ad avvenire senza una visione complessiva, senza uno studio di insieme organico e armonioso nell’adeguamento degli spazi veicolari e pedonali, che nel tempo si sono profondamente trasformati nelle consuetudini e nelle esigenze degli utenti. Tipologie dei materiali impiegati e conseguente scelta di colori assumono un’importanza fondamentale in questo tipo di cose. Bisogna però abolire un classico tabù della politica: affidare l’incarico all’amico di partito o peggio di corrente e procedere invece con un bel bando nazionale di studio di fattibilità e di progettazione di massima per sollecitare il massimo sforzo creativo con un costo minimo. Tutto questo spazio da studiare e da trattare farebbe la felicità di qualsiasi studio di architettura. Sì cari amici questo è un metodo che si applica ormai non solo nelle grandi opere ma anche in tutti quei casi in cui la nuova impostazione che si sta cercando è talmente importante che, se azzeccata, riuscirà a incidere in maniera profonda su tutto il contesto che la riguarda.

Sento già le voci di chi grida che sono solo sogni perché non c’è una lira! Anzi un euro! Rispondo di andare a verificare negli ultimi 15 anni quanti soldi sono stati spesi a partire dalla pavimentazione del corso Volsci (credo una quindicina di anni fa) fino agli ultimi obbrobri della bitumatura di una parte di alcune stradine del centro insieme a piazza Palestro. Bene! Io credo che con gli stessi impegni finanziari ma impiegati in lotti successivi di una progettazione generale, organica e lungimirante, oggi potevamo essere al 70-80% di un’opera di ammodernamento e sistemazione di quella parte del centro cittadino che avrebbero fatto diventare la nostra Città il vanto e l’orgoglio di tutta la provincia. Penso per un attimo ai paesi che si affacciano sul lago di Garda o ai centri cittadini della riviera emiliana, per non pensare ai tanti borghi svizzeri o austriaci da mozzafiato.  Noi abbiamo ancora i marciapiedi al corso pur sapendo che sono state ormai individuate tante soluzioni molto valide alle esigenze di percorribilità veicolare che però sono capaci nelle ore di divieto di transito di donare quella magica ambientazione pedonale con una capacità di attrazione straordinaria per lo shopping o tempo libero che sia.

Torno alla politica perché è il metodo che può fare la differenza: bisogna ragionare in termini di buona progettualità, ammodernando l’esistente per i prossimi decenni con progetti ambiziosi, anche se poi devono essere realizzati in più annualità. Sono stato sempre convinto che il degrado è autoportante nel senso che se tutto è trascurato e approssimativo ognuno si comporta di conseguenza non avvertendone il peso e la responsabilità. Ma altrettanto autoportante è il decoro urbano che spingerebbe tutti i cittadini a partire dai residenti, i commercianti stessi e tutti i fruitori, ad un comportamento più consono ai nuovi scenari che si andrebbero a configurare. Quindi caro Lorenzo non si può avere rimpianto per le cose andate ma far sì che il nuovo riesca a creare emozioni migliori dell’antico. La nostra amata Sora è impaludata in un vivere quotidiano di scelte e di azioni di corto respiro che non riescono a darle quello slancio necessario per restituirle almeno quel ruolo di centralità e riferimento che un tempo aveva. Eppure di cose da impostare per i prossimi decenni ce ne sarebbero tante!

Cordialmente, Alberto La Rocca