LA RIUNIONE

Arce – Via dal Consorzio di Bonifica, il comitato non molla

È tornato a riunirsi il comitato che ha chiesto l’uscita del comune
dal perimetro di contribuenza del Consorzio di Bonifica Valle del Liri. 

Ieri, 15 novembre 2023, presso la sala del teatro comunale di Arce, il Comitato Civico Arcese ha tenuto un convegno sul tema: “Il consorzio di bonifica che sarà”. Alla manifestazione, presente anche Sonia Ricci, Presidente ANBI Lazio e Commissaria straordinaria dei Consorzi ciociari, ha partecipato anche Giulio Sacchetti (foto) segretario generale del SICeT di Frosinone (Sindacato Inquilini Casa e Territorio della Cisl). Nel suo intervento il dirigente sindacale ha precisato che “c’è la necessità di meglio disciplinare la materia relativa ai contributi chiesti dai consorzi di bonifica ai propri consorziati, per non continuare ad alimentare ancora situazioni di sperequazione fiscale e di iniquità”.

Questa esigenza, ha specificato Sacchetti, “scaturisce dalle numerose situazioni che spesso si riscontrano per mancanza di servizi non corrisposti, che creano disagio e risentimento da parte dei proprietari che subiscono una vera e propria vessazione, ricevendo richieste di pagamento non dovute e minacce di fermi amministrativi”.

Sono diverse, infatti, le segnalazioni dei proprietari di beni immobili che lamentano, a giusta ragione, di essere destinatari di avvisi di pagamento da parte dei consorzi di bonifica locali per l’esecuzione di opere di difesa idraulica del territorio non adeguatamente dimostrate, come previsto dalle vigenti normative (vedasi da ultima la Legge 130/2022 la quale, ricalcando il contenuto dell’art. 2697 del Codice Civile, ha modificato la portata applicativa delle presunzioni giurisprudenziali che, del tutto prive di giustificazione, attribuivano un onere di prova nei confronti di un soggetto – il contribuente – che non ne doveva risultare gravato). I possessori di beni immobili agricoli ed extragricoli, invero, sono tenuti a versare il contributo consortile solo ed esclusivamente se traggano “convenienza” e “beneficio” dalle attività di bonifica effettuate (come disposto dagli articoli 9, 10 e 11 del R. D. 215/1933). A tal riguardo l’onere della prova spetterebbe al consorzio e non al consorziato. Questo perché (come disposto anche dalla Cass. civ., con sentenza n. 7511 dell’8 luglio 1993) «non può essere posto un obbligo di contribuzione in base a vantaggi generali arrecati all’ambiente o alla salubrità dell’aria […]; obbligo che assumerebbe i connotati di un’imposta speciale priva di base contributiva certa che, sicuramente, la legge non ha inteso affidare all’accertamento e alla riscossione dei consorzi di bonifica».

Far ricadere un ingiusto aggravio di spese sulle spalle dei contribuenti, già soggetti al pagamento di altre tasse su terreni e fabbricati – ha stigmatizzato il sindacalista della Cisl – sembra, quindi, eccessivo e scorretto. Ecco perché chi amministra la regione Lazio farebbe bene a portare avanti questa battaglia di civiltà, con lo scopo di escludere dal pagamento i fondi dei comuni che non ricevono alcuna utilità dalle opere consortili, intendendo così porre rimedio all’ingiustizia finora perpetrata che ha oppresso i cittadini senza dar loro nulla in cambio”.

Oltre a ciò, ha continuato Giulio Sacchetti, “la regione Lazio farebbe bene a controllare se nella gestione dei consorzi di bonifica locali venga rispettato: l’art. 20 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo (“nessuno può essere costretto a far parte di un’associazione”); l’art. 23 e 53 della Costituzione (il primo stabilisce che “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposto se non in base alla legge”; il secondo afferma che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”); l’art. 7 del R. D. 215/1933 (“le opere di sistemazione dei corsi d’acqua di pianura, quando siano da eseguire per la bonifica di comprensori ricadenti per la maggior parte …. nel Lazio, … sono a totale carico dello Stato“). Sarebbe auspicabile, inoltre, che le autorità politiche regionali verificassero se sia stato legalmente corretto non aver previsto il diritto di recesso negli statuti consortili del territorio laziale”.

Tutto questo perché, ha concluso Sacchetti “i consorzi di bonifica non possono essere lasciati liberi di agire senza rispettare le leggi dello Stato e le altre normative che disciplinano la materia”.